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Delitto in pieno sole
Non sappiamo se l’estate sia effettivamente la stagione più amata dal cinema. Ma sappiamo che esistono capolavori, classici, cult ambientati nei giorni più caldi dell’anno.
Lo squalo, uno spartiacque nella storia del cinema che ha letteralmente inventato il blockbuster estivo. Il sorpasso, che inizia con una spettrale Roma ferragostana e finisce con un incidente mortale sull’Aurelia per svelarci il lato oscuro dell’Italia del benessere. Quando la moglie è in vacanza e c’è poco da aggiungere alla fuga onirica nella città deserta.
American Graffiti, gli ultimi giorni spensierati prima che la vita cambi per sempre. Sapore di mare, il trionfo nostalgico di una felicità che può esplodere solo tra l’inizio della villeggiatura e il temporale che fa svanire tutto. Un mercoledì da leoni, le grandi mareggiate per cavalcare i sogni di una generazione condannata all’angoscia. Stand by Me, il ricordo di un’avventura e gli amici che come quelli che si hanno a dodici anni mai più.
Caro diario, con Nanni Moretti che prima gira in Vespa per le strade di una capitale svuotata e poi si imbarca chissà perché su un traghetto per le Eolie. Ferie d’agosto, la fine della prima Repubblica e il bipolarismo in vacanza. Chiamami col tuo nome, la scoperta del primo amore e tutto il resto. Senza dimenticare Éric Rohmer, il massimo narratore dell’estate.
Ma, oltre a questa decina essenziale, ci sono tanti altri film che raccontano l’euforia e la malinconia di una stagione: eccone trenta da riscoprire.
Una gita in campagna – Partie de campagne (Jean Renoir, 1936)
Una domenica del 1860, una scampagnata nella natura, il pranzo sull’erba, la seduzione sul fiume, l’amore, la nostalgia. La bellezza lirica e l’ambiguità dei sentimenti, l’eredità dell’impressionismo paterno e la lezione del naturalismo: tutto in quaranta minuti (il regista fu costretto ad abbandonare le riprese).


Partie de campagne
Domenica d’agosto (Luciano Emmer, 1950)
Dal Neorealismo (la struttura ad episodi, la povera gente, Cesare Zavattini) alla commedia di costume (i bozzetti, gli amorazzi dei proletari, la verve romanesca, la centralità del cibo), tutti al mare perché la guerra è finita e la vita ricomincia, con i pomodori ripieni da mangiare nella spiaggia libera.


Domenica d'agosto
Il tempo del raccolto del grano (Yasujirō Ozu, 1951)
Conosciuto anche come Inizio d’estate, è il secondo della cosiddetta “trilogia di Noriko”. Tutto è ciclico come le stagioni, in questo apologo in cui gli anziani cercano di dare vita ai giorni e non viceversa ma non capiscono le scelte dei giovani. L’estate è un contesto solare, un passaggio verso la serenità.


Il tempo del raccolto del grano
Monica e il desiderio (Ingmar Bergman, 1953)
Godard sosteneva che solo Bergman era “capace di filmare gli uomini come li amano ma li detestano le donne e le donne come le detestano ma le amano gli uomini”. Aggiungiamo che non possiamo non cedere allo sguardo fisso in camera di una ragazza che soffre tanto ma vuole comunque godersi l’estate.


Monica e il desiderio
Le vacanze del signor Hulot (Jacques Tati, 1953)
La prima volta dell’iconico personaggio è fuori porta, in una pensione sulla costa bretone. La sua poesia anarchica si confronta con le smanie della villeggiatura, i ciclici rituali delle ferie sotto l’ombrellone, il fischiettio di chi sa apprezzare la vita tra i rumori di una società in pieno fermento.


Le vacanze del signor Hulot
La spiaggia (Alberto Lattuada, 1954)
Per una donna che vuole cambiare vita, la villeggiatura è l’occasione per recuperare il rapporto con la figlioletta, ma è difficile arginare il pettegolezzo in un hotel frequentato dalla peggiore borghesia d’Europa. Il mélo è in agguato (“i bambini devono abituarsi all’ingiustizia”) in questa fiaba nera en plein air.


La spiaggia
Tempo d’estate (David Lean, 1955)
Katharine Hepburn è una zitella in vacanza a Venezia, Rossano Brazzi il padre di famiglia con cui vivere un impossibile amore estivo. Le cartoline della città più romantica per un altro breve incontro che riporta il regista ad atmosfere più intime: con calore e malinconia, costruendosi ricordi per il futuro.


Tempo d'estate
Buongiorno tristezza (Otto Preminger, 1958)
I memorabili titoli di testa di Saul Bass per un fiammeggiante e al contempo glaciale mélo dalle pagine di Françoise Segan: la scintillante Costa Azzurra e il presente in bianco e nero con Juliette Gréco, l’idillio perduto e un triangolo assurdo, il tempo che non esiste perché sopravvivono soltanto i ricordi.


Buongiorno tristezza!
Delitto in pieno sole (René Clement, 1959)
Amorale e manipolatore, bugiardo e seduttivo, feroce e misterioso, perverso e irresistibile: che sia il Tom Ripley di un Alain Delon – baciato dal sole e dagli dei come un angelo caduto: La piscina – l’incarnazione stessa dell’estate più nera e diabolicamente affascinante, quella in cui il desiderio sconfina nella morte?


Delitto in pieno sole
(Webphoto)L’ombrellone (Dino Risi, 1965)
Puoi togliere l’estate dalla commedia italiana ma non puoi togliere la commedia italiana dall’estate. Il boom è finito ma non la voglia matta di ammazzare il tempo per non ammazzarsi. Per un altro spaesamento balnear-borghese di Enrico Maria Salerno recuperare il raffinato L’estate di Paolo Spinola.


L’ombrellone
The Endless Summer (Bruce Brown, 1966)
Prima che il mondo scoprisse questo documentario, la cultura del surf non era così diffusa. Poi è scattata la caccia all’onda perfetta, la ricerca dei luoghi meno affolati, l’idea di un’estate che finisce solo quando il mare si calma. L’adesione a un rituale e il piacere del rischio come regole al di là della sociologia.


The Endless Summer
More (Barbet Schroeder, 1969)
Negli anni della controcultura, un dirompente trip en plein air sotto il sole di un’Ibiza psichedelica: l’estate come spazio onirico, un’evasione dagli schemi imposti dalla società conservatrice, un vortice tossico sulle note dei Pink Floyd. E una storia d’amore che non può che essere autodistruttiva.


More
A Swedish Love Story (Roy Andersson, 1970)
Prima che Ari Aster la riscoprisse in chiave folk-horror, la midsommar, cioè la tipica festa svedese di mezza estate, è il momento cruciale dell’amore estivo tra due adolescenti, una villeggiante borghese e il figlio di un carrozziere. Un’opera prima nel segno della Nová vlna e dell’incanto campagnolo.


A Swedish Love Story
Casotto (Sergio Citti, 1977)
Domenica d’agosto ma nella cabina “collettiva” di uno stabilimento balneare che è l’allegoria di un mondo “fuori dal mondo”: un cast folle (e un budget irrisorio) per un’antropologia della carne scostumata (letteralmente), nella Ostia dove uccisero Pasolini, mentore del più puro dei nostri registi.


Casotto (Webphoto)
Il giorno dell’Assunta (Nino Russo, 1978)
C’è tutta una fenomenologia dell’estate romana: abbiamo citato Il sorpasso e Caro diario, ma ci sono anche i poveri cristi di Un sacco bello, gli emarginati di L’imperatore di Roma e le vecchiette di Pranzo di Ferragosto. E i due intellettuali meridionali intrappolati nella città, vagheggiando un implausibile ritorno a casa.


Il giorno dell’Assunta
In vacanza dal nonno (Hou Hsiao-hsien, 1984)
La mamma è in ospedale e i figli vengono spediti in campagna dal nonno: si arrampicano sugli alberi, nuotano nel ruscello, cercano il bestiame, affrontano i disagi degli adulti. Tutto ad altezza di bambino, scavando nella memoria personale per farci riconoscere in un racconto lirico e antiretorico.


In vacanza dal nonno
Rimini Rimini (Sergio Corbucci, 1987)
L’Italia dell’edonismo craxiano, del nuovo miracolo economico, della televisione commerciale, delle città da bere tutte d’un fiato in un’antologia del carattere nazionale, un karaoke di corna e imbrogli con almeno una storia oggi impensabile: il dodicenne che seduce e ricatta l'amica della madre.


Rimini Rimini
(Webphoto)A Brighter Summer Day (Edward Yang, 1991)
Estrapolato da un classico di Elvis, il titolo internazionale di questo fluviale capolavoro suggerisce l’illusione delle cose che brillano nella tragedia. E la maestosa e secca regia immortala con abbagliante rigore i turbamenti dell’adolescenza e l’erosione delle certezze nella Taipei degli anni Sessanta.


A Brighter Summer Day
L’esperienza americana (James Slocum, 1991)
Rifare Tom Sawyer nel decennio dei teen movie reaganiani: la malinconia di un’estate californiana, l’indole introversa di chi non ha un posto nel mondo, la consapevolezza di uno sgretolamento familiare, il nuovo amico con cui cavalcare le onde e sfidare i bulli. E il primo amore, ovviamente.


L’esperienza americana
Il silenzio sul mare (Takeshi Kitano, 1991)
Non ci sentono ma preferiscono il rumore del mare, così come il loro regista (Hana-bi e L’estate di Kikujiro). Che concede loro la possibilità di un amore (e di una passione: il surf) che possa emanciparli dalla monotonia del vivere. La dolcezza dell’ermetismo, la spietatezza della società, l’oceano sconfinato.


Il silenzio sul mare
Beau Travail (Claire Denis, 1999)
Non che sia importante, ma è l’estate ad esaltare il clima torrido, il sole cocente e l’ambiente arido del deserto del Djibouti, dove l’addestramento incessante dei legionari francesi si incrocia con una riflessione sul colonialismo e un corpo a corpo con il desiderio. Un oggetto misterioso, perturbante, esotico.


Beau Travail (Webphoto)
La ciénaga (Lucrecia Martel, 2001)
Una vacanza che sembra non finire mai, una famiglia quasi imprigionata in una casa con la piscina meno invitante di sempre, i bambini a caccia e le matriarche che bevono in continuazione. L’estate più claustrofobica possibile per inquadrare la decadenza etica, sociale, culturale di una nazione allo sfascio.


La ciénaga
Y tu mamá también (Alfonso Cuarón, 2001)
Mentre le fidanzate sono in vacanza, due migliori amici si lasciano travolgere dal ménage-à-trois con una donna spagnola, avventurandosi on the road tra epifanie sessuali e shock emotivi. L’amicizia messa alla prova nell’estate che cambia ogni cosa. E le conseguenze scolpiscono i volti in un finale memorabile.


Y tu mamá también
Unrelated (Joanna Hogg, 2007)
Una donna in fuga da un matrimonio fallito trova rifugio in Toscana: una calda estate italiana sembrerebbe la cosa migliore per staccare, meglio ancora se c’è un giovanotto con cui riscoprirsi desiderabile. Che la parentesi sia temporanea è evidente, che sia necessaria per rinascere pure.


Unrelated
Ore d’estate (Olivier Assayas, 2008)
Il compleanno della matriarca riunisce i protagonisti di un affresco intimo e affettuoso che parla di vita e case, identità a morte. Fare i conti con le cose che finiscono (e con il cinema del passato) è sempre difficile: farlo in una splendida giornata estiva può avvenire solo in un film francese che rivendica il diritto alla libertà di essere ciò che si vuole.


Ore d'estate
I cormorani (Fabio Bobbio, 2016)
Dodici anni e una stagione per diventare grandi: la natura e l’amicizia, la tenerezza e l’osservazione, lo stupore dell’infanzia e i primi tremori dell’adolescenza, il tempo che passa e il rapporto con la natura. Il mondo in mano ai ragazzini e la vita in fieri che scorre come un fiume: quieto e mutevole.


I cormorani
(Strani Film)Beach Rats (Eliza Hitman, 2017)
Che fare quando stai vivendo una triste estate, hai diciassette anni e la tua famiglia è a un bivio? Coltivi la vergogna dello stare al mondo chattando con sconosciuti che incontri di nascosto e avvicinandoti a cattive compagnie. Un aspro racconto di formazione che cattura una fase di transizione.


Beach Rats
Aftersun (Charlotte Wells, 2021)
La fine dell’estate, un resort decadente, un padre e una figlia insieme prima di un altro distacco. Un film potente sulla fragilità, tagliato dal sole e calato nelle tenebre della notte, per un discorso struggente sullo scarto tra i ricordi che scegliamo di immortalare e quelli che si sedimentano e non ci abbandono.


Il cielo brucia (Christian Petzold, 2023)
Quattro ragazzi in una casa vacanze sul mar Baltico, un paesaggio che evoca il romanticismo tra la foresta e il mare, crisi creative e passioni inattese. L’estate come apoteosi di un certo modo di essere giovani, di innamorarsi ancora e reinventarsi per reimparare a leggere le cose della vita.


Il cielo brucia
L’amante dell’astronauta (Marco Berger, 2023)
L’estate che è promessa e nostalgia, la libertà del desiderio tra la voglia di scoprirsi insieme e il timore di restarci incastrati in qualcosa di imprevisto. Con la leggerezza del tocco di una commedia romantica e sensuale, con un lessico sentimentale autentico e un erotismo lontano dal voyeurismo.


L'amante dell'astronauta