Greg Daniels, creatore di Upload, vanta una gavetta fantastica: il Saturday Night Live negli anni ‘80, Seinfeld e I Simpson negli anni ‘90, The Office (la versione statunitense) negli anni 2000. Ha inoltre creato serie di culto come King of the Hill (la terza serie più longeva di Fox) e Parks and Recreation. Insomma, è uno che si muove agilmente fra la commedia sopra le righe e atmosfere più realistiche. E l’unione di queste due caratteristiche era uno dei punti di forza delle prime due stagioni di Upload : una premessa attuale e densa di spunti filosofici (dal transumanesimo al luddismo, dal significato della coscienza alla riflessione sul capitalismo moderno) declinata con leggerezza e condita di gag tra il geniale e l’estremamente stupido, tra il dramedy e la sitcom postmoderna.

Transumanesimo da ridere

Il protagonista Nathan Brown (Robbie Amell) è un giovane programmatore informatico che muore, ma la sua coscienza viene copiata su un supporto digitale e utilizzata per creare un avatar perfetto che vive in un mondo virtuale chiamato Lake View, popolato da suoi simili. Ovviamente le cose non vanno lisce. Nathan scopre di essere stato ucciso, il rapporto con la fidanzata Ingrid (Allegra Edwards), che è viva e si muove nella nostra realtà, si complica, e si aggiunge una complessa liaison con Nora (Andy Allo), sorta di “angelo custode” di Nathan. La formula comincia a mostrare un po’ la corda nella seconda stagione, in cui viene introdotta la possibilità di fare “download”: scaricare la propria coscienza in un nuovo corpo vivo - in altre parole, reincarnandosi in un clone. Cosa che accade proprio a Nathan.

Upload - Stagione 3
Upload - Stagione 3

Upload - Stagione 3

Il problema maggiore di questa terza stagione è che l'aldilà digitale non è più il centro del racconto: Nathan è letteralmente uscito da Lake View e lo seguiamo affrontare una trama di detection non particolarmente ispirata. Questa svolta abbassa la carica umoristica e drammaturgica di Upload: il punto forte della serie era proprio il suo farsi beffe della società contemporanea, riflessa e deformata nel paradiso di Lake View, che però ora passa in secondo piano. Ma il problema più grande sta nel numero eccessivo dei subplot, molti dei quali poco coinvolgenti. È difficile appassionarsi alle vicende dei residenti di Lake View ora che il protagonista non è più con loro. Ad esempio, poco ci interessa delle avventure lavorative e sentimentali di Aleesha, altro “angelo” nonché collega di Nora.

Un’inutile complicazione narrativa

La serie cerca di compensare questa debolezza drammaturgica introducendo una nuova copia digitale della coscienza di Nathan, una copia ritoccata secondo i desideri della fidanzata Ingrid. Il protagonista ora esiste sia nel paradiso virtuale sia nel mondo reale, dove ha modo di sperimentare un corpo in carne e ossa. L’arco narrativo si complica, ma questa complicazione mal si sposa con il tono semplice e innocuo degli exploit comici. Nella prima stagione, la premessa molto profonda si manteneva a galla su una sfilza di gag spesso al limite del banale, che però, miracolosamente, non disinnescavano l’interessante apparato filosofico della serie. In questa stagione, invece, si avverte un logoramento. Quello che però stupisce è la capacità recitativa del cast. Amell, in primis, riesce a dare credibilità sia al Nathan virtuale sia a quello reale. Ma è la Ingrid di Edwards a meritare il plauso maggiore, un personaggio che, forse po' in sottotono, affronta il cambiamento maggiore - da ricca ereditiera a umile lavoratrice scacciata da famiglia e amici a causa della sua ossessione per Nathan.