Il Pronto Soccorso del Trauma Medical Center di Pittsburgh, soprannominato "The Pitt", è il luogo in cui si incontrano le più varie umanità di una giornata apparentemente qualunque, sfogliata attraverso le quindici ore di turno del dottor Michael “Robby” Robinavitch (Noah Wyle, anche produttore esecutivo) e delle squadre di medici e infermieri e specializzandi e tirocinanti che lavorano con lui. Ne viene fuori un ritratto lucido, disperato, fortissimo e stupefacente degli Stati Uniti di oggi.

In principio fu E.R. - Medici in prima linea (1994 – 2009), una serie rivoluzionaria che metteva insieme sanguinante realismo e incomprensibili – per i non addetti - nomenclature di medicinali e terapie da attuare subito, immediatamente, con urgenza. C'erano poi le tormentate vicende umane dei protagonisti, le loro vite complicate dall'amore, dai dubbi, dal duro lavoro in pronto soccorso. E, tra i medici, c'era anche il giovane e amabile dottor Carter, interpretato proprio da Noah Wyle. Per giunta, il creatore di The Pitt è quello R. Scott Gemmill che ha scritto un trentina di episodi di E.R. e di numerosi altri è stato producer.

La serialità televisiva può essere un luogo privilegiato in cui esplorare nuovi linguaggi narrativi. Meno costosa rispetto al cinema e più agile a livello produttivo, ha permesso di realizzare idee potenzialmente rischiose, come appunto E.R ma anche, una manciata d'anni dopo, la serie 24, in cui ogni episodio della durata di sessanta minuti corrispondeva a un'ora piena nella vita del protagonista Jack Bauer.

The Pitt
The Pitt

The Pitt

The Pitt (in esclusiva su Sky e NOW dal 24 settembre) compie una crasi tra la location principale di E.R. e la gestione in tempo reale di 24. Dunque, questa giornata qualunque, lunga quindici estenuanti ore (casualmente lo stesso numero delle stagioni di E.R.) si svolge esclusivamente all'interno e nei dintorni dell'ospedale. L'arena di The Pitt è composta di tanti ambienti - l'ingresso esterno, la sala d'attesa, le sale operatorie, le salette del personale, gli spogliatoi, qualche breve corridoio, pediatria - che ruotano tutti intorno alle postazioni centrali del pronto soccorso, regno dell'infermiera caposala Dana Evans (Katherine LaNasa).

La struttura è sfruttata a fondo dalla regia, spesso per mostrare l'impossibilità di una conversazione privata attraverso inquadrature da diversi punti di vista. Brandelli di frasi ed espressioni facciali vengono captate da lontano e interpretate da colleghi e pazienti, che assistono a quel tanto che basta per farsi un'idea dell'aria che tira. Un po' teatro con tanti palchi da cui guardare, un po' l'idea di carcere ideale nel quale è impossibile non essere visti del Panopticon.

The Pitt
The Pitt

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Ma oltre a essere efficace nell'azione e coinvolgente nel tratteggiare e intrecciare un nugolo di personaggi, mantenendo sempre alto l'interesse dello spettatore anche per quelli secondari, The Pitt è prezioso nel restituire la temperie politica odierna degli Stati Uniti dal punto di vista privilegiato del pronto soccorso di una grande città, che permette di dare vita a riflessioni su questioni spinose come, per esempio, il fine vita e la credibilità medica nell'era del "dottor Google", ma anche la gestione del post pandemia mondiale, che ancora morde a distanza di cinque anni.

Non mancano ampi cenni sulla situazione economica precaria di tanti cittadini, nonché dello stesso pronto soccorso, sotto organico e con personale in perenne rischio burnout. Lo stesso Robby è un personaggio di leader risoluto e carismatico, ma anche ferito e fragile. Ricordandoci che, dopo aver fatto l'impossibile per tenere in vita un paziente, a volte un medico deve affrontare il fallimento più tragico: quello che porta alla morte di una persona.