La prima stagione di The Last of Us aveva riscritto come si adatta un videogioco a serie tv. Ma non è questo che ci interessa: l’operazione messa in piedi da Craig Mazin (Chernobyl) e Neil Druckmann basandosi sull’acclamato franchise videoludico sviluppato da quest’ultimo con Naughty Dog per PlayStation, prendeva a piene mani dal genere dei survival movie per raccontare la società senza scrupoli di oggi. Ora i nuovi sette episodi della seconda stagione - dal 14 aprile ogni settimana in contemporanea con gli Usa, in esclusiva su Sky Atlantic e in streaming solo su NOW – alzano il tiro e ampliano il bacino del racconto, rendendolo allo stesso tempo più maturo e oscuro.

The Last of Us, passando dalla prima alla terza persona da un medium all’altro, forse aveva reso lo spettatore più distante dalla drammatica storia raccontata, in questo mondo distopico in cui un fungo sta uccidendo tutti e nessuno vi è immune, a parte la Ellie di Bella Ramsey. Nel secondo ciclo di puntate la storia si fa più corale, forse per avvicinare e coinvolgere maggiormente il pubblico. Non si tratta più solamente di un viaggio a due, soprattutto dopo la scelta di Joel (Pedro Pascal) di eliminare tutti nell’ospedale pur di impedire che sfruttassero ed uccidessero Ellie per trovare una cura. Ora sono passati cinque anni e padre e figlia putativi vivono – non con pochi problemi dettati non solo dall’adolescenza ribelle della ragazza – a Jackson City insieme a Tommy e famiglia. Eppure, la solitudine non manca nei protagonisti, anzi è quasi diventata una loro seconda pelle: tutti sono sempre più chiusi a riccio coi propri demoni interiori, in una società destinata ad implodere su sé stessa.

Bella Ramsay in The Last of Us 2
Bella Ramsay in The Last of Us 2

Bella Ramsay in The Last of Us 2

Il Nuovo Mondo che hanno creato come avamposto – e ovviamente là fuori ce ne sono altrettanti – ha le proprie regole ma anche queste stanno per essere spazzate via da un altro conflitto in arrivo. In quest’universo non c’è spazio per umanità ed empatia, non ci sono vincitori (se non temporanei) ma solo vinti. Un mondo in cui vige la legge del taglione e la vendetta la fa da padrona. Un circolo vizioso da cui è difficile uscire e che sembra non vedere la luce, in cui i mostri – come da tradizione del genere – non sono gli infetti ma sempre più gli uomini, portati a scelte da cui non possono più tornare indietro. Non mancano le puntate monografiche che avevano caratterizzato il ciclo inaugurale, anche se la struttura generale si fa più organica e coesa. Abby e Dina sono sicuramente i nuovi personaggi dall’arco più rilevante accanto a quello di Ellie e il loro destino segnerà quello di tutti gli altri, dando pugni nello stomaco agli spettatori. Se in Game of Thrones non bisognava affezionarsi a nessuno, questo vale ancora di più in The Last of Us.

The Last of Us 2
The Last of Us 2

The Last of Us 2

Ciò che colpisce fortemente è la mano di HBO, molto evidente nelle ricostruzioni dal vivo sugli ambienti come la stessa Jackson City; la regia e la fotografia omaggiano i vecchi western misti agli zombie movies. Dopo Romero, The Walking Dead aveva detto tutto ciò che c’era da dire sull’argomento e ciò che porta davvero di nuovo The Last of Us sono i personaggi: la loro caratterizzazione e l’involuzione dei loro rapporti. Soprattutto in questo secondo ciclo, in cui il cast si pregia di altri nomi noti – su tutti Kaitlyn Dever, che sta facendo un percorso artistico encomiabile, e Catherine O'Hara che sta avendo una terza giovinezza attoriale. Nomi che impreziosiscono un racconto di sopravvivenza dove più si va avanti più ci si accorge che speranza non ce n’è. E forse bisogna smettere di cercarla.