C’era una volta un supereroe triste. Dopo l’11 settembre, dopo la crisi dei mutui, dopo le guerre giuste e quelle sbagliate, Superman era diventato un Redentore in calzamaglia, un Cristo sofferente sotto il peso del mondo. Poi è arrivato James Gunn.

Che ci crediate o no, Superman è tornato a sorridere. A credere, sì, nel genere umano, ma senza piangere tutte le lacrime del Kansas ogni volta che deve salvare un gattino dall’albero. Il film di Gunn – in sala dal 9 luglio – è, insieme, un gesto di rottura e di fedeltà: infrange il codice di seriosità post-traumatica imposto ai supereroi degli ultimi vent’anni, ma tiene saldo l’abecedario mitico, filosofico e politico dell’Uomo d’Acciaio. Solo che lo racconta con un’altra lingua: quella della commedia. Della farsa, persino.

DAVID CORENSWET as Superman in “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC
DAVID CORENSWET as Superman in “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

 DAVID CORENSWET as Superman in “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

E in fondo, anche l’innesco della vicenda sembra una boutade: la scoperta che i genitori galattici del nostro Kal-El non erano esattamente anime pie, e che il bagaglio genetico kryptoniano porta con sé più ombre che lumi. Una licenza, questa, che Gunn si prende con gusto – e con coraggio – per scardinare uno dei dogmi più sacri del mito supermaniano. Perché anche l’origine può essere riscritta, se serve a mostrare quanto sia scelta e non destino la bontà del nostro eroe. Superman non è buono perché nasce così, ma perché sceglie di esserlo. E in questo, paradossalmente, è più umano che mai.

Il tono farsesco, la leggerezza apparente, servono proprio a smascherare la profondità della questione: che cosa significa essere buoni in un mondo che premia l’arroganza, il sospetto e l’esibizione muscolare? E allora sì, Gunn prende in giro le maschere, ma per restituirci l’etica dietro il costume. Dietro la calzamaglia tornata celeste – più Donner che Snyder – c’è ancora un’idea di giustizia, ma meno millenaristica, meno luttuosa, più giocata sulla simpatia, sulla prossimità, sull’inadeguatezza. È l’eroe come vicino di casa, non come semidio sofferente.

MARÍA GABRIELA DE FARÍA as The Engineer, SARA SAMPAIO as Eve and NICHOLAS HOULT as Lex Luthor. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC
MARÍA GABRIELA DE FARÍA as The Engineer, SARA SAMPAIO as Eve and NICHOLAS HOULT as Lex Luthor. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

MARÍA GABRIELA DE FARÍA as The Engineer, SARA SAMPAIO as Eve and NICHOLAS HOULT as Lex Luthor. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

E non è una banalizzazione. È semmai il gesto più consapevole, e dunque più radicale, che si potesse fare oggi: restituire Superman al fumetto senza svilirne la portata epica. Perché, per dirla con Flaiano, “la situazione è grave ma non seria” – e non c'è formula migliore per leggere il presente. Gunn lo sa: non servono più semidei muscolari che monologano sul senso della giustizia, ma alieni col cuore grande, pronti a salvare anche un cagnolino (anzi, soprattutto un cagnolino) in un mondo popolato da frustrati e megalomani in giacca e cravatta.

Già, perché se Superman (David Corenswet, perfetto nell’equilibrio tra acciaio e latte) è l’alieno superdotato, Lex Luthor (un Nicholas Hoult brillante, nevrotico, inquietante) è il tecnocrate contemporaneo in crisi d’identità: un Elon Musk con mire egemoniche, che compete non per dominare ma per dimostrare – infantilmente – di averne più dell’altro. La guerra che scatena è solo il mezzo per dire “sono meglio io”. Un villain tragicomico, insomma, come si addice all’epoca dei meme e dei dibattiti su X.

NATHAN FILLION as Guy Gardner, ISABELA MERCED as Hawkgirl and EDI GATHEGI as Mr. Terrific. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC
NATHAN FILLION as Guy Gardner, ISABELA MERCED as Hawkgirl and EDI GATHEGI as Mr. Terrific. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

NATHAN FILLION as Guy Gardner, ISABELA MERCED as Hawkgirl and EDI GATHEGI as Mr. Terrific. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

Gunn costruisce attorno a Superman una squadra di outsider riusciti: Mr. Terrific (un Edi Gathegi che ruba la scena), Lanterna Verde versione Guy Gardner (Nathan Fillion, implacabile con quel taglio a scodella da sceriffo galattico con il complesso d’inferiorità), Hawkgirl, Metamorpho e soprattutto Angela Spica aka Engineer (María Gabriela de Faría), una delle villain più riuscite degli ultimi anni. Strampalati, imperfetti, inclassificabili, ma proprio per questo attuali: sono gli eroi (e gli anti-eroi) che ci meritiamo.

In tutto questo, la chiave è Lois Lane (Rachel Brosnahan), regista di una delle sequenze più interessanti del film. L’intervista che fa traballare il mito – con domande ficcanti che ne mettono a nudo le contraddizioni – è una vera lezione di comunicazione politica. Perché il nuovo Superman non è solo buono: è discutibile, ambivalente, umano nella sua alienità. Ma la sceneggiatura evita il tormento per scegliere la dialettica, la tensione tra immagine pubblica e ambizione privata. Tutto in leggerezza, mai in superficialità.

RACHEL BROSNAHAN as Lois Lane and DAVID CORENSWET as Superman in Warner Bros. Pictures’ “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC
RACHEL BROSNAHAN as Lois Lane and DAVID CORENSWET as Superman in Warner Bros. Pictures’ “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

RACHEL BROSNAHAN as Lois Lane and DAVID CORENSWET as Superman in Warner Bros. Pictures’ “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release. Copyright: © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved. TM & © DC

Il comparto visivo è coerente con l’operazione: un modernariato estetico che torna ai celesti accesi della tuta classica (addio alle armature plumbee di Snyder), un’esplosione di CGI che forse a tratti eccede, ma che serve a restituire il senso di grande spettacolo pop, più anni Ottanta che anni Venti. Non è poco, in tempi in cui ogni franchise è tenuto in ostaggio dalle fanbase e dalle derive autoriali fuori controllo.

Certo, c’è un retrogusto da “operazione di salvataggio” – e con 200 milioni di budget e un DCU da rifondare, come negarlo? – ma Superman non si piega a un cinismo industriale. Anzi, abbraccia il rischio di piacere. E questo, oggi, è già un atto sovversivo.

In attesa del sequel (già confermato), possiamo dire che James Gunn ha fatto centro: ha restituito al mito la leggerezza che merita, senza svenderne il senso. E ci ha ricordato, con ironia e cuore, che a volte anche salvare un cane può salvare il mondo. O almeno, il cinema.