È possibile inventare una delle icone più importanti della cultura pop contemporanea ed essere poveri in canna? La risposta è sì: è quanto accaduto a Jerry Siegel e Joe Shuster, creatori di Superman, che nel 1938 cedettero i diritti del personaggio alla DC Comics – madornale errore! – per l’esigua somma di 130 dollari. Se Walt Disney avesse fatto lo stesso col Topo, oggi il nostro immaginario collettivo sarebbe forse del tutto diverso.

Da quel momento, l’Uomo d’Acciaio non appartenne più ai suoi creatori, ma divenne proprietà aziendale. Siegel e Shuster combatterono per decenni per ottenere giustizia, riuscendo soltanto nel 1975, sotto pressione dell’opinione pubblica, a ricevere una pensione vitalizia (20.000 dollari l’anno, poi aumentata a 30.000), il rimborso delle spese mediche e, finalmente, il riconoscimento ufficiale della loro paternità sul personaggio in tutte le opere derivate.

Nel frattempo, Superman era diventato molto più di un personaggio dei fumetti: era diventato un brand. E, insieme, un’icona globale. Dopo la morte di Siegel, e la cessazione dei benefici economici alla famiglia, la disputa legale si è riaperta.

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