PHOTO
Director JAMES GUNN and DAVID CORENSWET on the set of DC Studios’ and Warner Bros. Pictures’ “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release.
Beato il popolo che non ha bisogno di eroi: uno degli aforismi più celebri di Bertolt Brecht e, al contempo, uno dei più fraintesi. Citatissimo da coloro che considerano le storie di supereroi un indottrinamento all’autoritarismo (sono anni che si dibatte se Batman sia “fascista” o meno) e aspramente criticato da chi, al contrario, sostiene che la figura dell’eroe (e quindi il suo culto) sia fondamentale per offrire alla società un modello di virtù e comportamento da seguire.
In realtà, con buona pace di entrambe le fazioni, il drammaturgo tedesco auspicava semplicemente l’esistenza di un popolo in cui il senso della responsabilità, del dovere e del destino comune è talmente condiviso (al pari del sistema di valori) che tutti fanno automaticamente la cosa giusta e si prendono cura gli uni degli altri, senza bisogno che appaiano dei valorosi per fare loro da esempio.
Se l’umanità percorresse già la retta via, Superman non servirebbe. Perché Superman è il più buono e integerrimo dei supereroi, che (pur possedendo una forza sovrumana, la vista a raggi X, la capacità di volare e l’invulnerabilità a qualunque cosa non sia kryptonite) è guidato da una bussola morale che non vacilla mai. Ed è quest’ultima a caratterizzare realmente il personaggio, a dispetto di chi la reputa impostata su un binarismo troppo netto.
Abbonati alla Rivista del Cinematografo per continuare a leggere


(L to r) NICHOLAS HOULT as Lex Luthor, DAVID CORENSWET as Superman and Director JAMES GUNN in Warner Bros. Pictures’ “SUPERMAN,” a Warner Bros. Pictures release.
(Jessica Miglio © 2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved.)