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Nühai (Girl) - Credits Mandarin Vision
Unica opera prima in concorso a Venezia 82, Nühai (Girl) segna il debutto dietro la macchina da presa di Shu Qi, attrice feticcio di Andrew Lau e Hou Hsiao-hsien.
Già dall'ambientazione, siamo nella città portuale di Keelung, a Taiwan, nel 1988, non è difficile immaginare che per tratteggiare la vicenda e la ragazza protagonista del titolo, Shu Qi abbia attinto dai ricordi della sua giovinezza, trascorsa in una famiglia con problemi economici, dalla quale si emancipò a soli 17 anni, emigrando ad Hong Kong ed iniziando la carriera di attrice prima nel softcore poi nel cinema d’autore.
Nel film, Lin Hsiao-lee e la sorellina minore vivono con la madre succube di un marito alcolizzato e violento. Un po’ di conforto, per la ragazza, sembra arrivare grazie alla nuova compagna di classe, con un nome simile al suo (Li Li-li) ma dalla vitalità più pronunciata, coetanea che incarna i sogni che lei reprime costantemente.


Girl
Shu Qi tratteggia questo circolo vizioso di disperazione insistendo molto sulla sovrapposizione dell’epoca narrata con i flashback appena accennati della giovinezza della madre, ragazza che proprio come la figlia poi era prigioniera del mondo violento e patriarcale degli adulti: è in questa costante sensazione di aspirazioni soffocate, nei continui svenimenti della giovane protagonista (dovuti ad una scarsa alimentazione o, piuttosto, all’inconscio tentativo di evadere da una realtà violenta e opprimente?), nell’insistenza di questi scorci del passato della madre che la ragazza ritrova nel proprio riflesso, che il film ripone la centralità del proprio sviluppo, nel tratteggio a volte sottile a volte più esibito di questo invisibile legame di sangue. Con quei traumi subiti che vengono inconsciamente trasmessi alle proprie figlie.
Lodevole nelle intenzioni e capace di creare una sincera connessione con la materia trattata, Girl soffre però il peso di un andamento un po’ monocorde, che finisce per fiaccarne la completa riuscita.