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Nove sconosciuti vengono invitati da una misteriosa guru, Masha Dmitrichenko, a partecipare a un ritiro di benessere trasformativo a Zauberwald, un luxury resort tra le Alpi austriache. Gli ospiti arrivano desiderosi di guarire dai traumi del passato, rinvigorendo le loro menti e i loro corpi. Ma nel corso di una settimana, Masha li porta ad affrontare le loro paure e i drammi irrisolti, fino ad accompagnarli sull’orlo del baratro tra la vita e la morte. Il wellness retreat si rivelerà quello che tutti si aspettavano che fosse?
Nicole Kidman torna splendidamente a dar vita a Masha, una guru sempre più enigmatica dal forte accento russo e lo sguardo di ghiaccio, nella seconda stagione di Nove perfetti sconosciuti. Un mystery thriller, basato sull’omonimo libro di Liane Moriarty, prodotto da David E. Kelley e Nicole Kidman, che insieme avevano già lavorato a Big Little Lies e The Undoing. Se nella prima parte della serie Masha appare come una guru New Age nella Tranquillum House immersa nella natura dell’Australia, questa volta diventa una più determinata direttrice di un elegante hotel alpino al limite della caricatura.
Conosciuta per i suoi metodi di cura poco ortodossi, Masha continua a servire medicinali dagli effetti psichedelici, ma sperimenta anche nuove cure che, combinando scienza e tecnologia, permettono di riconnettersi con il proprio passato. Questa volta però la guru è affiancata da Martin (Lucas Englander), farmacologo di Zauberwald, e la dottoressa Helena Von Falkenberg (Lena Olin), proprietaria di Zauberwald.


Tra i nuovi pazienti, invece, figurano: Agnes (Dolly de Leon), un’ex suora disorientata; Brian (Murray Bartlett), un ex conduttore di spettacoli per bambini; Tina (King Princess), bambina prodigio del pianoforte che ha perso la passione per la musica e arriva con Wolfie (Maise Richards-Sellars), sua fidanzata e manager; Imogen (Annie Murphy), donna acuta che lotta per avere l’approvazione della sfuggente madre Victoria (Christine Baranski), che ha portato con sé il suo giovane fidanzato Matteo (Aras Aydin); Peter (Henry Golding), giovane benestante che vuole migliorare il suo rapporto con il padre, l’ospite più atteso, David Sharpe (Mark Strong), miliardario carismatico e potente.
Conversando una sera nel salone dell’hotel, gli ospiti scopriranno di essere molto meno sconosciuti tra loro di quanto pensassero. Ognuno di loro regala brillanti performance attoriali e una profondità dal grande potenziale, ma lo show non concede il giusto tempo e spazio per esplorare ogni singola storia. Così il campo dei personaggi risulta affollato e la forza della narrazione si disperde in tante storyline parallele e spesso intrecciate tra loro. Ma il tutto si tiene insieme grazie alla regia elegante e creativa di Jonathan Levine, che ancora una volta ci lascia immergere negli abissi mentali dei personaggi.
L’impeccabile fotografia di Frank Lamm, che mette in risalto lo splendido paesaggio alpino innevato e gli interni eleganti, contribuisce al piacere dello sguardo. Tra trip allucinogeni e sogni stupefacenti, quindi, ci imbarchiamo di nuovo in un viaggio doloroso alla ricerca di noi stessi.