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Mi rifaccio vivo
Pensi alla commedia sofisticata e subito riaffiorano alla mente indimenticabili sequenze di Susanna, Partita a quattro, Scandalo a Filadelfia. Titoli da far tremare le vene ai polsi. Non a Sergio Rubini, che per Mi rifaccio vivo dice di aver guardato alla più riuscita tra le declinazione del genere. In effetti lo spunto di partenza, con il protagonista Biagio Bianchetti frettoloso suicida benevolmente rispedito sulla terra, mischia le atmosfere di L'inafferrabile signor Jordan, diventato nel 1978 Il paradiso può attendere, e La vita è meravigliosa. Le affinità però finiscono qui.
La sophisticated comedy lavorava di leggerezza e battute in punta di penna, Mi rifaccio vivo regala dialoghi non sempre riusciti e un eccesso di gag fisiche. Cary Grant e Katharine Hepburn non forzavano mai la recitazione, qui si gioca molto sull'esagerazione di facce e gesti. Eppure Buy è divertente nella parte della moglie sessualmente frustrata, mentre Solfrizzi dimostra ancora una volta di essere un attore maturo. Il problema sta nel fatto che strada facendo il film si dimentica della sua natura sofisticata, per nascondersi dietro la farsa e il grottesco. Perso il percorso tradita l'idea, che pure era buona. Ma avrebbe avuto bisogno di una scrittura più meditata.