In Italia i due più grandi generi di cinema di successo sono oramai diventati: uno, quello che parla delle vicissitudini sentimentali della borghesia; due, quello pittoresco e naif che ritrae bozzetti di provincia. Mater natura lo possiamo inserire nella seconda categoria, incerto se far ridere o far piangere, o persino riflettere sul tema della transessualità. Intendiamoci gli inserti comici sono divertenti, ma da qui a rendere il film una prova d'autore o una sorta di esame sullo stato della drammaturgia, della messa in scena, per non dire della regia, siamo lontanissimi. La vicenda del giovane, bellissimo e sensibile transessuale Desiderio, il suo amore per Andrea, un ragazzo che gestisce un autolavaggio, e le sue giornate trascorse tra amici transessuali, bimbi a cui regala banane e cinture, vecchine che tritano i san marzano in cortile per fare la pummarola, non può avvicinarsi nemmeno ad un delirio surreale "minore" di Pappi Corsicato. Semmai, e non siamo minimamente sarcastici, le battute da avanspettacolo che Vladimir Luxuria recita nei panni dell'amico di Desiderio, Massimino, piene di divertenti allusioni stanno più dalle parti di Ciro Ippolito in Arrapaho. Questo per dire che Massimo Andrei, regista alla sua opera prima, è incerto sulla strada da seguire fin dalle prime sequenze (storia d'amore, pièce comica o manifesto di tolleranza per il diverso?) decidendo, non si sa con quale convinzione, di seguirle tutte e tre. Così l'approssimazione nel girare, nel montare il film (campi e controcampi intervallati da visioni di insieme palesemente ma involontariamente sfasate) più che disincanto e leggerezza, risultano reale noncuranza e disinteresse per la forma. Non vorremmo che Mater natura volesse sopperire a queste forti mancanze con la tenerezza, i sentimentalismi, le scene madri da filodrammatica. Manca il coraggio di osare (esporre un seno, anche se siliconato, non è più tabù), di buttarsi oltre la barricata dell'ovvio. In attesa di un transessuale cattivo e perfido che di professione faccia il serial killer.