Dopo L’uomo che vendette la sua pelle (premiato in Orizzonti a Venezia 2020) la tunisina Kaouther Ben Ania porta ora in concorso a Cannes Les filles d’Olfa (Four Daughters), sorta di film-esperimento incentrato sulla sparizione delle due figlie maggiori di Olfa Hamrouini, donna che ora vive con le altre due figlie rimaste, Eya e Tayssir. 

Per ricostruire l’accaduto la regista affianca alla donna e alle due ragazze tre attrici professioniste, Hind Sabri, Nour Karoui e Ichraq Matar, che interpretano rispettivamente la madre e le due sorelle scomparse, Rahma e Ghofrane.

L’intenzione è chiara, la tematica importante, ma l’operazione finisce inevitabilmente per generare più di qualche dubbio: la verità propria del cinema documentario (che nel caso specifico è restituita dal racconto frontale delle 3 protagoniste reali, tra lacrime – tante – e qualche momento più distensivo) si mescola alla ricostruzione (piuttosto ridicola, spiace dirlo, siamo dalle parti di un prodotto televisivo anni ‘80 fatto male), in questo continuo interscambio e sovrapposizione che alla lunga respinge. 

Les filles d'Olfa
Les filles d'Olfa

Les filles d'Olfa

Manca completamente qualsiasi tentativo di trasfigurazione, come se il cinema dichiarasse la sua sconfitta di fronte alla restituzione di un dolore così grande: l’unico barlume di "sincerità” arriva verso la fine, con i materiali d’archivio relativi a qualche telegiornale o alle apparizioni tv di Olfa, donna disperata perché le sue due figlie maggiori hanno abbracciato la causa jihadista e si sono trasferite in Libia. 

Il percorso che compie l’oggetto di Ben Ania per raccontarci come questo sia stato possibile è meno interessante della storia in sé, meno evocativo, incapace di insinuarsi sottopelle perché perennemente esibito, mostrato, “ricostruito” in modo ricattatorio.

E dubitiamo sia bastato chiamare due attrici per colmare davvero quel vuoto: a titolo di cronaca Rahma e Ghofrane sono tuttora detenute in Libia, con molti anni di galera ancora da scontare.