Dopo due film in Concorso, Basquiat (1996) e Van Gogh - Sulla soglia dell'eternità (2018), il regista e pittore americano Julian Schnabel torna al Lido, Fuori Concorso, con In the Hand of Dante. La pellicola è tratta dal libro omonimo di Nick Tosches con l’adattamento per lo schermo dello stesso regista in collaborazione con Louise Kugelberg. Quest’ultimo è un film complesso e per certi versi cinematograficamente barocco, di un fascino etereo ed elegante, nonostante un avvio violento. Vi si intrecciano, a distanza di sette secoli, le vite di Nick Tosches e di Dante Alighieri. Un intreccio alternato che segue in parallelo i tormenti e le redenzioni del Sommo Poeta e di uno dei suoi più profondi estimatori.

Dopo l’avvio truculento in suolo americano (Newark e New York) il film ripercorre, come un in paesaggio onirico, l’intera geografia italiana: da Palermo a Verona, da “Firenze” - idealmente immaginata nel borgo medievale di Viterbo e di Bracciano, modalità per facilitare il lavoro delle riprese in esterno -, da Roma a Tarquinia, da Padova sino a Venezia dove si conclude davanti ai muraglioni cimiteriali della città lagunare. I salti temporali sono resi evidenti nella scelta cromatica del bianco e nero per narrare il presente, e del colore per l’ambientazione di epoca medievale, a sottolineare la prosaica volgarità del XXI secolo con le sue brutalità e nefandezze, e il secolo di Dante caratterizzato dalla fine arte che ha dato origine a forme artistiche di poeti come lo stesso Alighieri e Cavalcanti, e di pittori come Giotto e Cimabue.

La complessità barocca del film si evidenzia ancora nella molteplicità di generi in cui si dipana la narrazione: dal biografico al gangster, dal thriller allo storico, dal romantico alla suspense, con qualche piccola incursione nello splatter e nell’avventura. Schnabel però riesce a mantenere in equilibrio le parti, in giustapposizione, senza scadere nel patchwork visivo, anzi costruendo una ricchezza artistica che manifesta la sua personale originalità figurativa e narrativa; qualità che si era già vista alla kermesse veneziana con il biografico Van Gogh.

Oscar Isaac in In the Hand of Dante
Oscar Isaac in In the Hand of Dante

Oscar Isaac in In the Hand of Dante

(Alex Majoli)

Infine, la ricercata complessità si rileva anche nell’espediente di far interpretare allo stesso attore due differenti ruoli nelle due diverse epoche: Oscar Isaac è allo stesso tempo Nick e Dante, Gerard Butler è il sanguinario killer e il papa medievale, Gal Gadot è Giulietta Tosches e Gemma moglie di Dante, Sabrina Impacciatore è la dottoressa Pulice e si percepisce come una Beatrice reincarnata, destinataria dei versi sublimi del Poeta. Tra i personaggi del film spicca un irriconoscibile Martin Scorsese nelle vesti di Isaiah, sapiente e misterioso rabbino ebreo che vive nella Venezia trecentesca. Per narrare questa intricata storia, oltre agli attori indicati, Schnabel si avvale di un cast stellare come Al Pacino, John Malkovich, Jason Momoa, e gli italiani Franco Nero, Paolo Bonacelli e Claudio Santamaria.

Il film racconta la vicenda dello scrittore Nick Tosches, che dopo una profonda crisi per la morte della figlia e il conseguente allontanamento autoimpostosi, viene ingaggiato per la sua riconosciuta competenza da un collezionista di opere d’arti (John Malkovich), connesso con la malavita newyorkese. L’incarico gli viene affidato per valutare l’originalità di una preziosa versione olografa della Divina Commedia e in possesso di don Lecco (Franco Nero), capo di una famiglia mafiosa di Palermo. Il manoscritto era stato trafugato dalla Biblioteca Vaticana da un ecclesiastico (Paolo Bonacelli) e regalato al boss palermitano per riconoscenza.

In quest’operazione viene accompagnato da Louie, il killer dal grilletto facile che lascerà dietro di loro una sanguinosa scia di morte. Tutti ciò fa scattare la vendetta dei mafiosi palermitani, intenzionati a recuperare l’eccezionale e pregiatissimo manoscritto e liquidare i colpevoli. La vicenda di Nick si interseca con quella di Dante tormentato dalla sublime ricerca del bello, idealmente raffigurata da Beatrice, e dall’umano bisogno di amore, incarnato nella moglie Gemma Donati, che raggiungerà con il confronto spirituale del sapiente Isaiah.

Oscar Isaac e Gal Gadot in In the Hand of Dante
Oscar Isaac e Gal Gadot in In the Hand of Dante
ITALY, Rome, November 2023. The scenes and backstage of the film 'In the Hand of Date', based upon the Novel of the same name by Nick Tosches, written and directed by Julian Schnabel. (© Alex Majoli / Magnum Photos)

Il regista mette in scena una storia tortuosa il cui ordito è ordinato a temi universali come l’amore e la passione, la colpa e la redenzione (emblematica la scena iniziale di cui è protagonista il vecchio zio interpretato da Pacino), la bassezza della natura umana e la sua nobiltà, il bisogno di elevarsi seguendo la via della bellezza e della spiritualità. Lo fa con una visione poetica straordinaria che raggiunge il culmine delle emozioni generate dallo sviluppo della narrazione (significativa a tal proposito è la scena che vede Dante confidare le cime spirituali raggiunte con i versi che concludono la Commedia dandole per sempre l’aura di Divina: “A l’alta fantasia qui mancò possa; ma già volgeva il mio disio e ‘l velle, sì come rota ch’igualmente è mossa, l’amor che move il sole e l’altre stelle”, a cui segue l’approvazione emozionata di Isaiah/Jacob.

Con coraggiosa volontà, Shnabel però si introduce nell’inutile ricorso alla figura di un misterioso personaggio dal nome inquietante, Mefistofele, che fa ottenere ai due protagonisti del film la consapevolezza (o l’illusione) di essere e sentirsi Dante e Gemma, ricorrendo alla vana e pleonastica convocazione della metempsicosi senza nulla aggiunge alla storia, anzi intricando la già complicata struttura argomentativa, l’unico tallone di Achille del film. Restano però una messa in scena e una cinematografia poderose, valorizzate ancor più dai dialoghi e dai temi trattati da non lasciare dissolvere dal finale solare in cui il mare, simbolo del caos, non è più fotografato in bianco e nero, ma con i colori di una giornata di sole mediterranea.