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Carol Duarte in Eva
Il nome è un programma: Eva, antieroina titolare, è la donna per eccellenza, l’incarnazione di un incanto arcano, un corpo estraneo e contundente che sfugge agli sguardi del mondo perché inaccessibile a chi non vive secondo natura. Un personaggio che Carol Duarte – la folgorante attrice brasiliana che abbiamo imparato ad amare come Eurídice Gusmão e ne La chimera – abita con naturalezza, selvatica e felina com’è nel suo muoversi in cattività come nell’habitat prediletto, senza tetto né legge e alla disperata ricerca di un conforto, che incendia i fiori per lanciare segnali (ma O que arde di Oliver Laxe è una suggestione).
L’opera seconda di Emanuela Rossi, in Concorso al 43° Torino Film Festival, si edifica sulla sua presenza che non lascia scampo. Lo sa un vedovo che cresce il figlio e alleva api in un casale limitrofo ai boschi che proteggono Eva, che per amore si convince che la donna possa essere un’altra madre per il bambino. Ma l’istinto di Eva è rapirli, i bambini. Per salvarli, sostiene, credendoci.
Lo capiamo subito, perché la cornice del film è un interrogatorio: le leggi dello Stato non s’attagliano a quelle di Eva, sempre in guerra con se stessa e chi non sa intercettare l’animale che si porta dentro. La tragedia è in agguato, il bagliore del sole acceca la ragione e Rossi – anche sceneggiatrice con Stella Di Tocco – la restituisce lavorando su immagini che annunciano una catastrofe imminente, un senso di costante persecuzione, il reale travolto dell’onirico.
La fotografia è di lusso, con Luca Bigazzi che plasma il dolore quasi fosse un metallo fuso. Ma, come in quella specie di alluvione di sangue che inonda il campo, Eva è tanto ambizioso nelle intenzioni quanto confuso negli esiti, disordinato più che incerto tra l’aspro melodramma e il desiderio di sci-fi, in bilico senza equilibrio tra l’adesione al genere e il precipitato emotivo.
Il catalogo tematico è ampio, dal trauma di una maternità al crocevia del lutto alla ribellione della natura vilipesa dagli uomini e dall’inquinamento, il cast fa quel che può (Edoardo Pesce, Antonio Gerardi, Roberta Mattei ma soprattutto Giordano De Plano).
