Non c’è pace tra gli ulivi. Scippiamo il buon Giuseppe De Santis per dire di The Teacher, esordio della palesti(londi)nese Farah Nabulsi, già candidata all'Oscar per il cortometraggio The Present.

Fuori concorso al 43° Torino Film Festival, dal prossimo 11 dicembre nelle sale con Eagle Pictures, è un dramma formato famiglia, e vieppiù popolo, realizzato nel 2023, e vocato alla questione palestinese, ovvero all’occupazione e oppressione israeliana – gli israeliani sono appellati "coloni”.

Girato interamente in Cisgiordania e a Nablus, il protagonista bravo quanto bello è il notorio Saleh Bakri che incarna Basem El-Saleh, insegnante di inglese, mentore di adolescenti, uomo retto: il suo protegé è Adam (Muhammad Abed Elrahman), studente solerte e laborioso, ben più del fratello maggiore Yacoub (Mahmood Bakri) appena uscito di prigione; il suo love interest la volontaria britannica Lisa (Imogen Poots); il suo fardello il passato, con un figlio e una moglie.

Parallelamente, fino alla convergenza, Nabulsi, anche sceneggiatrice, inquadra un influente e affluente avvocato ebreo americano, e la di lui moglie, il cui figlio militare dell’IDF è caduto ostaggio: quale sarà, se ci sarà, lo scioglimento?

Il merito principale di The Teacher sta nella prova compresa, devota, totalizzante, financo sbalorditiva del palestinese Saleh Bakri, che davvero si vota anima e corpo alla causa del suo popolo: devastato dalla tragedia personale, resistente quanto probo, fiero e dolente, si mette sulle spalle il film, con una determinazione e una compassione che, ehm, rapiscono lo spettatore.
La sua relazione con Adam è a fuoco, sapida, empatica e, appunto, sussume la questione palestinese, segnatamente la sperequazione in termini di diritti, libertà e mera agibilità umana rispetto agli israeliani. A senso unico? Sì. Con un senso? Altrettanto.

Fatta salva l’avvenenza di Miss Poots, che pure non eccelle per particolare espressività, il rapporto della di lei Lisa con Basem è nell’ipotesi migliore accessorio, nella peggiore irrealistico, illogico, senza quid: un romanticismo indebito, un apostrofo rosa tra “non c” & “era bisogno”, che finisce per depotenziare l’impianto narrativo e l’afflato ideologico – sì, la causa palestinese.

Coproduzione tra Regno Unito, Palestina e Qatar, geopoliticamente tutt’altro che invecchiato (si veda quanto i coloni stanno facendo in West Bank), The Teacher s’avvita sul revenge movie, e come dargli torto, ma mantiene tra facilonerie di sceneggiatura e saldi di verosimiglianza un calore umano, una passione civile, un impeto politico non peregrini, e non posticci. Al netto di Miss Poots, si capisce.