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The Birthday Party
Diretto dallo spagnolo Miguel Ángel Jiménez, The Birthday Party, fuori concorso al 43° Torino Film Festival, è il classico film aspirazionale, snob per partito preso, "guarda che bravo che sono" per stemma, nah, nobiliare, ovvero una spietata autodiagnosi: "vorrei ma non posso".
Tratto dal romanzo Una festa di compleanno di Panos Karnezis, suggestivamente, e pure troppo, illuminato da Gris Jordana, s'ambienta su un'esclusiva, ovvero di proprietà privata, isola del Mediterraneo alla fine degli anni '70 inquadrando Marcos Timoleon, un magnate in stile Onassis interpretato da Willem Dafoe, che organizza una sontuosa festa di compleanno per la figlia Sofia (Vic Carmen Sonne, The Girl with the Needle).
Avvezzo al controllo di tutto e tutti, eccetto sé stesso, funestato dalla morte del figlio prediletto Daniel, in procinto, o forse no, di essere lasciato dalla moglie, Marcos brama le terre rare e altre utilità logistiche del Sahara occidentale, e all'uopo progetta di dare in sposa la figlia al rampollo di un ufficiale franchista con le mani in pasta. Ma mentre la notte avanza, la gente mormora, si dimena e si de(s)nuda, il piano viene squassato dal diverso avviso di Sofia, che ha intenzioni diversamente coniugali e, chissà, incipienti programmi. Marcos non se ne fa una ragione, abituato com'è a fare del mondo propria immagine e somiglianza, e tra parassiti, debosciati e riottosi dovrà fare i conti con il destino, e il sangue del proprio sangue.
Nel cast Emma Suárez, Joe Cole e, in ruoli secondari, Christos Stergioglou, Carlos Cuevas, Antonis Tsiotsiopoulos, Francesc Garrido, Maria Pau Pigem, Pelle Heikkilä ed Elsa Lekkakou, The Birthday Party è stato girato principalmente a Corfù e ad Atene, su una sceneggiatura del regista, noto per Window to the Sea, con Giorgos Karnavas e Nicos Panayotopoulos.
Il problema, al di là di una forma più leziosa che magniloquente, più modaiola che elegante (avete presente i video musicali italiani? Ecco), più compiaciuta che assertiva, sta già nella scrittura, che messe le carte in tavola si risolve dialogo dopo dialogo, intrigo dopo intrigo in un mosaico stucchevole, manieristico, involuto, con scambi e diversioni deficitari di intelligenza e consistenza.
Davvero, tanto rumore per nulla: non bastano Dafoe, peraltro troppo gigione, e la bella e garbatamente sciamannata Sonne a tenere in piedi baracca e burattini, per dirla con Houellebecq, The Birthday Party è l'impossibilità di un'isola.
