“Conosco il musicista Mauro Pagani da tutta la vita. Nella prima infanzia, in una cascina della Bassa Padana appoggiata nel nulla di una distesa di campi, mia madre suonava il 45 giri di Impressioni di settembre e sulle note di quella musica ipnotica il mio sguardo fuori dalla finestra vedeva la bruma del primo mattino appoggiata sulla terra, un’immagine straniante e indelebile”.

È il primo "incontro" tra Cristiana Mainardi e Mauro Pagani. Ora, molti anni dopo e molti incontri dopo (reali, lavorativi), la produttrice, sceneggiatrice e giornalista firma la sua prima regia con il doc Andando dove non so. Mauro Pagani, una vita da fuggiasco, ospitato in Special Screenings alla XX Festa di Roma.

“Quello che so è che la parola meno di moda in questo periodo è la parola 'noi', e questa è una roba che mi spezza il cuore”: l'essenza dell'uomo-artista Mauro Pagani è racchiusa in questa frase dall'apparenza semplice, che arriva verso la fine del film. Che non è, a sua volta, solamente un documentario sulla musica né sulla mera osservazione di un musicista, è più che altro "un viaggio insieme a un uomo in perenne movimento verso un magico ignoto”.

Un uomo che qualche anno fa, a causa di un malore, ha subito una perdita temporanea della memoria: all'improvviso, tutto quello che ha incarnato, nella sua mente non esisteva più. Ma sa, “ricorda” di essere un musicista, e ricorda i suoi strumenti.

Mauro Pagani nel doc di Cristiana Mainardi
Mauro Pagani nel doc di Cristiana Mainardi

Mauro Pagani nel doc di Cristiana Mainardi

Tre anni dopo l’uscita dell’autobiografia Nove vite e dieci blues (Bompiani), il polistrumentista, compositore e produttore nato a Chiari nel 1946 si racconta e viene raccontato, ricostruisce la sua vita, attraverso il riascolto di vari dischi e l’incontro con i molti amici, artisti e colleghi che dagli anni ’70 ad oggi hanno condiviso il suo cammino: “Quello che più mi ha affascinato del suo libro, è ciò che non è stampato con l’inchiostro. Conta il senso che estrai dalle esperienze di vita, quello che ti ha lasciato il successo e il dolore, e lo sguardo con cui guardi nascere ogni giorno nuovo”, spiega Mainardi, che insieme a Lionello Cerri ha recentemente prodotto Le assaggiatrici di Silvio Soldini, con la colonna sonora firmata dallo stesso Pagani. Qui chiamato a ripercorrere un cammino irripetibile.

“Come tutte le persone intelligenti era un uomo dai mille dubbi”, dice ad un certo punto Pagani di Fabrizio De André, con il quale strinse uno dei sodalizi più determinanti della storia musicale italiana (e non solo), creando il seminale, fondamentale Creuza de mä (1984), “disco internazionale, senza tempo”, come ricorda Manuel Agnelli degli Afterhours, che con Pagani (ri)cantò L’avvelenata di Guccini nella raccolta Note di viaggio - Capitolo 1: venite avanti... (2019), oltre a frequentare abitualmente le Officine Meccaniche a Milano, gli studi di registrazione che Pagani gestisce dal 1998.

Cristiana Mainardi - ©Claudio Sforza
Cristiana Mainardi - ©Claudio Sforza

Cristiana Mainardi - ©Claudio Sforza

Dall’incredibile parabola della Premiata Forneria Marconi al “passaggio” con De André, dalla carriera solista alle infinite collaborazioni illustri che vanno dal compianto Demetrio Stratos a Ornella Vanoni, da Roberto Vecchioni a Massimo Ranieri, dal già citato Guccini a Vasco e Ligabue, il lavoro di Cristiana Mainardi diviene polifonia di ricordi (tra i tanti intervengono Giuliano Sangiorgi, Marco Mengoni, Badara Seck, Mahmood, Dori Ghezzi, Arisa, oltre alla compagna di vita e lavoro Silvia Posa) e memoria condivisa, non necessariamente “cronologica” ma armonizzata sulle varie tonalità della musica stessa di Pagani – dal rock al blues, fino alle influenze di sonorità etniche di matrice araba, balcanica e mediorientale – e della sua “visione” (quella di cui parla Mahmood).

Sempre accompagnato dal Fuggiasco, immaginario compagno di una vita. Insieme al quale, ancora una volta, si apre un nuovo viaggio senza meta nel profondo dell’anima, con “la gratitudine e la saggezza di chi è ‘vivo per caso’, e ha uno sguardo sull’oggi denso di desiderio, oltre a nuova musica da creare”.