L'animazione italiana batte un colpo. Un altro, per la verità. Perché nemmeno tre anni fa il cine-cartoon di casa nostra teneva a battesimo le Winx di Iginio Straffi, che fruttava al patron della Rainbow quasi cinque milioni di euro d'incassi (e Straffi cerca il bis quest'anno con il sequel del film, ovviamente in 3D: Winx Club 2 -3D).
Oggi tocca ai Cuccioli dei Manfio Bros. - da venerdì in 150 sale italiane distribuito da 01 - che con le eroine di Straffi condividono provenienza - la televisione pubblica (RAI2), dove vantano entrambi una larga cerchia di piccoli estimatori - e ambizioni - tracciare la via italiana all'animazione. Per farlo schierano sei simpatici 007 animali - Olly (la gattina saggia), Cilindro (il coniglio imbranato), Diva (la papera di specie e di fatto della combriccola), Portatile (il cagnolino che vive tra i libri), Pio (il ranocchio che vuole fare l'attore) e Senzanome (il Pulcino privo di parola ma ricco d'ingegno, vera mente del gruppo) - che dovranno fermare Maga Cornacchia e i suoi piani per prosciugare Venezia trasformandola in area edificabile (non escludiamo che ai più cinici tra i lagunari l'ipotesi potrebbe anche piacere): "La lavorazione di Cuccioli - spiega Sergio Manfio, regista del film - ha coinvolto più di 7000 bambini, parte attiva nella stesura del soggetto. In base ai loro feedback l'idea e lo script cambiavano, prendevano direzioni nuove. E i bambini si sono rivelati particolarmente sensibili al fattore acqua, posto sia come grande tema ecologico che come problema quotidiano, dal rubinetto che sgocciola al suo reperimento".
E Venezia? "E' una città magica e un riferimento riconoscibile per un pubblico internazionale". L'internazionalità, appunto. Cuccioli - sottotitolo Il codice di Marco Polo - è un fenomeno che supera i confini nazionali: "Il cartone animato - spiega Francesco Manfio, il produttore - viene trasmesso in tutta Europa e in Giappone, la qual cosa ci ha permesso già di vendere il film in 20 Paesi. La speranza è che l'ampia platea televisiva si riversi al cinema. I segnali incoraggianti non mancano: qualche giorno fa in un'anteprima destinata inizialmente a 350 spettatori siamo stati costretti a richiedere un'altra sala per contenere l'esorbitante numero di richieste". Costato cinque milioni di euro (più uno di lancio), Cuccioli è anche un'abile operazione di merchandising "con i pupazzi dei protagonisti già in vendita nelle catene Oviesse, PAM e Autogrill".
"Nessuna velleità di competere con il prodotto americano - assicurano i Manfio Bros. - ma il tentativo di provare percorsi alternativi. Cuccioli è dichiaratamente un film per l'infanzia che vuole divertire senza mettere da parte la sua spiccata propensione pedagogica". Così, non solo i personaggi rispondono a tipologie caratteriali facilmente decifrabili e rispetto ai quali i più piccoli si possano riconoscere o prendere le distanze, ma persino il 3D stereoscopico, pozzo di san patrizio della più recente animazione, viene bandito "perché potrebbe infastidire la visione dei bambini". A patto di non confondere il fine (l'infanzia) con i mezzi (il film): "Abbiamo cercato di fare un prodotto di qualità - conclude Sergio Manfio - avvalendoci della preziosa collaborazione di Giorgio Cavezzano (disegnatore della Disney italiana, ndr) e utilizzando modelli narrativi che potessero soddisfare anche un pubblico adulto. Dopo i bambini, sono le mamme il nostro pubblico di riferimento. Ed è a loro che ci rivolgiamo quando chiamiamo in causa la nostra memoria cinefila, da Woody Allen ai Blues Brothers, da Harry Potter a James Bond".