"C'era ancora tanto da dire e da raccontare sulla famiglia Rovelli". E' questo il motivo per cui il regista Alessandro Genovesi ha deciso di girare 10 giorni con Babbo Natale (dal 4 dicembre su Prime Video), sequel di 10 giorni senza mamma, film che nel 2019 aveva incassato ben 7,5 milioni di euro al box office.

Nel 2020 li ritroviamo così: Giulia (Valentina Lodovini) ha ripreso a lavorare, mentre Carlo (Fabio De Luigi) fa il "mammo" e si occupa dei tre figli: Camilla (Angelica Elli), Tito (Matteo Castellucci) e Bianca (Bianca Usai). Fa la spesa, lava, stira e cucina. Per sua fortuna questa volta la mamma (moglie) non è andata in vacanza, ma c'è, anche se lavora quindici ore al giorno. E c'è persino una new entry: niente meno che Babbo Natale (Diego Abatantuono).

"Per me è stata un'occasione unica poter fare una commedia natalizia. Mi sono potuto muovere nell'ambito fantastico restando all'interno di una narrazione iper reale, che è quella della famiglia", dice Genovesi, che ha cosceneggiato il film insieme a Giovanni Bognetti, e che è riuscito quasi a finirlo poco prima della pandemia. "Il Covid ci ha solo sfiorato- racconta-. Avremmo dovuto girare il finale in Finlandia, ma c'è stato il lockdown e ci siamo dovuti interrompere. Abbiamo quindi terminato le riprese a luglio. Ovviamente in Lapponia non c'era più la neve, per cui abbiamo ricostruito tutto".

Come è stato riunire la famiglia? "E' stata una naturale conseguenza del primo. Si era creato un bellissimo clima e tutti avevamo voglia di raccontare un altro pezzettino di questa vicenda familiare", dice Fabio De Luigi.

E Valentina Lodovini, che nella storia sta per avere una promozione lavorativa che la porterebbe a trasferirsi in Svezia, motivo per cui dovrà sostenere un colloquio a Stoccolma il 24 dicembre, concorda: "E' stato molto facile".

Nel primo film si evidenziava il capovolgimento e l'intercambiabilità dei ruoli (una mamma, che aveva rinunciato alla suo lavoro per stare appresso ai figli, si prendeva una vacanza), qui invece si sottolinea come il lavoro possa minare la felicità familiare. "Ho messo in luce gli egoismi dei genitori- dice il regista-. Questo viaggio che faranno verso Stoccolma e l'incontro con Babbo Natale diventano catartici per tutti. Anche la mamma capisce che deve fare delle rinunce. Sono quasi un femminista. Ovviamente non volevo dire che le donne devono stare a casa con i bambini e non devono lavorare. Ho semplicemente voluto raccontare una donna che lavora quindici ore al giorno e i cui figli lamentano la sua assenza". E Valentina Lodovini aggiunge: "Ci si identifica molto in questa favola natalizia. Mi piaceva rappresentare queste donne che devono trovare l'equilibrio tra il lavoro e la famiglia".

Nel film, in un momento di sconforto, lei si lamenta: "Della mamma tutti hanno bisogno e nessuno pensa che possa avere problemi". E' realmente così? "Non sono madre e non posso dirlo. Le mamme spesso sono piene di sensi di colpa. Io mi auguro che tutte le mamme-lavoratrici possano identificarsi nel mio personaggio".

Prodotta da Colorado e Medusa e girato in Alto Adige con il sostegno della IDM Film Fund e Commission altoatesina, questa commedia natalizia era in origine destinata alla sala. "Siamo dispiaciuti perché era un film nato per la visione sul grande schermo", dice l'ad di Medusa Giampaolo Letta. E De Luigi: "Questo è uno strano Natale. Ci dispiace per la situazione perché non siamo in sala, ma comunque siamo contenti di andare su una piattaforma così importante".

Infine interviene Diego Abatantuono: "Per anni ho pensato che Babbo Natale fosse Bud Spencer e invece sono io! Questo è un anno che deve finire e deve iniziarne uno in cui si farà tesoro di quest'esperienza".

A proposito degli anni a venire: è già previsto un terzo 10 giorni senza, con, o? "Al momento non saprei. Anche l'altra volta non pensavamo che saremmo andati avanti con questa storia. Insomma, chi può dirlo", risponde il regista.