"Far emergere la vita al di sopra del cinema". E' questa la parola d'ordine del regista Abdellatif  Kechiche, che porta in concorso alla Mostra La graine et le mulet. Ad aprire la conferenza stampa sono gli applausi scroscianti dei giornalisti, che hanno accolto molto favorevolmente questo ritratto di una famiglia magrebina francese, consumata da tensioni e incomprensioni. Accompagnato dagli attori, tutti non professionisti, il regista, che proprio al Lido (Settimana della Critica) aveva esordito nel 2000 con Tutta colpa di Voltaire, e poi conquistato attenzione internazionale con La schivata, chiarisce subito le dimensioni che ha voluto esplorare ne La graine et le mulet: "Avevo voglia di parlare del milieu, di questa famiglia francese di origine araba per la quale sento una grande affinità. E ho cercato una rappresentazione autentica, senza far scattare i cliché, evitando di ricorrere alla spettacolarizzazione o ai fatti di cronaca". "Ho voluto - prosegue il regista - conferire a questa famiglia il diritto a una dimensione romanzesca e contemplativa, mostrare quello che più mi tocca, far emergere la vita al di sopra dell'artificio cinematografico. Al di là del piacere di filmare, credo sia questa la mia cifra cinematografica". Per quanto riguarda la realizzazione del film, Kechiche dice: "Ho avuto bisogno di provare a lungo - la mia formazione è teatrale - affinché gli attori si sentissero davvero una famiglia. Per creare la giusta atmosfera fondamentale è stata la musica: la vita era lì e ho cercato di coglierla". Per renderla, il regista ha utilizzato attori non professionisti - "Non gli ho ancora mostrato il film montato, si vedranno sullo schermo per la prima volta qui al Lido insieme agli spettatori"  - che interpretano personaggi distanti dalle loro reali professioni: a intraprendere la carriera recitativa sarà probabilmente solo Hafsia Herzi, giovane e splendida, che veste i panni della figlia acquisita del protagonista Slimane (Habib Boufares), operaio navale che sogna di aprire un ristorante di cous-cous. "Non solo non abbiamo ancora visto il film - dice un altro interprete, Abdelhamid Aktouche, musicista - anche sul set non sapevamo chi facesse cosa, tra musica e tutto quel cous-cous: era un delirio. Tra l'altro, non sapevo se Kechiche fosse regista o piuttosto esperto di musica: era sempre insoddisfatto dei nostri pezzi". Gli fa eco il protagonista Habib Boufares: "Ho girato due finali alternativi, uno in cui sono ammalato e un altro in cui muoio: lo scoprirò con voi". La grain et le mulet è dedicato al padre del regista e a due attori, tutti e tre scomparsi durante le riprese: "Dopo la morte dell'attore protagonista, e' stato proprio mio padre a suggerirmi di rimpiazzarlo con Boufares, con cui aveva lavorato nei cantieri navali e che definiva essere "uomo di fiducia"".