La prima linea

- Regia:
- Attori: - Sergio Segio, - Susanna Ronconi, , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , , ,
- Soggetto: Sergio Segio - (Libro), Sandro Petraglia, Ivan Cotroneo, Fidel Signorile, Renato De Maria
- Sceneggiatura: Sandro Petraglia, Ivan Cotroneo, Fidel Signorile
- Fotografia: Gian Filippo Corticelli
- Musiche: Max Richter
- Montaggio: Marco Spoletini
- Scenografia: Alessandra Mura, Igor Gabriel
- Costumi: Nicoletta Taranta
- Suono: Mario Iaquone
- Durata: 96'
- Colore: C
- Genere: DRAMMATICO
- Specifiche tecniche: 35 MM
- Tratto da: liberamente ispirato al libro "Miccia corta" di Sergio Segio (Ed. Derive Approdi)
- Produzione: ANDREA OCCHIPINTI, JEAN-PIERRE E LUC DARDENNE PER LUCKY RED, LES FILMS DU FLEUVE, RTFB IN COLLABORAZIONE CON RAI CINEMA, SKY, MEDUSA VIDEO, QUICKFIRE FILMS LIMITED, THE WORKS MEDIA GROUP, CINEART, DIAPHANA
- Distribuzione: LUCKY RED
- Data uscita 20 Novembre 2009
TRAILER
RECENSIONE
Si sgombri innanzi tutto il campo di fronte a qualsiasi dubbio di natura etica o politica: La prima linea è un film incentrato sulla figura di due terroristi, non un’agiografia delle loro persone, tanto meno delle loro azioni. Sarebbe bastato vederlo, prima di tirare a indovinare, e molte delle polemiche che ne hanno accompagnato la lavorazione non avrebbero avuto ragione d’esistere. Il film di De Maria – tornato alla regia per il cinema quattro anni dopo Amatemi – trae (libera) ispirazione da “Miccia corta” di Sergio Segio e procede in maniera inversa rispetto alla cronologia degli eventi raccontati: dalla cattura del terrorista, retrocedendo all’82 – anno in cui Segio e compagni organizzarono l’evasione della Ronconi e altre tre donne dal carcere di Rovigo, uccidendo accidentalmente un pensionato rimasto sepolto sotto le macerie dopo l’esplosione – per arrivare alla nascita di “Prima linea” e l’inizio della relazione tra lo stesso Segio e Susanna Ronconi, giovanissimi e alienati in nome di un’idea perseguibile, secondo loro, solo attraverso l’odio.
Crepuscolare nella volontà e nella resa, il film ha il grande merito di non prestare il fianco a nessuno degli attacchi preventivamente mossi ma, paradossalmente proprio per questo, in nome di un distacco e di una freddezza a volte al limite del programmatico, fatica ad imprimersi nello sguardo e nel cuore dello spettatore. Che non può nulla, certo, di fronte alla spietata uccisione del sostituto procuratore Alessandrini o durante il crescendo di tensione che accompagna il silente viaggio del commando verso la prigione di Rovigo, ma che rimane indifferente di fronte alla (non)evoluzione dei due protagonisti principali: immobile e sempre sussurrante la Ronconi della Mezzogiorno, credibile a tratti il Sergio Segio di Scamarcio, al quale probabilmente avrebbe giovato un minimo di approfondimento in più, soprattutto all’approssimarsi del cambio di prospettiva che lo porterà ad abbandonare l’organizzazione nell’agosto del 1980.
Ancora una volta straordinaria, dopo Valzer con Bashir, la colonna sonora curata daMax Richter.
NOTE
- CANDIDATO AL NASTRO D'ARGENTO 2010 PER: MIGLIOR PRODUTTORE (ANDREA OCCHIPINTI) E MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA (RICCARDO SCAMARCIO).
CRITICA
"'La prima linea' è alla fine un lungo autodafé di Segio, ottimamente interpretato da Scamarcio. Un film sul rimorso, un 'come eravamo, depurato da qualunque nostalgia, in cui il controcanto politico è affidato al personaggio (inventato) dell'amico di Sesto San Giovanni, che ha condiviso con Segio i cortei e le ragazzate dell'adolescenza ma poi non è entrato in clandestinità; e alla bellissima scena in cui Segio va a trovare i genitori, invecchiati nel dolore e nella povertà." (Alberto Crespi, 'L'Unità', 20 novembre 2009)
"La regia allinea primissimi piani, pensieri affidati alla voce fuori campo, didascalie, mentre l'interpretazione è quella di due trentenni di oggi (Giovanna Mezzogiorno è Susanna Ronconi, che Segio fece evadere), ignari delle utopie dei trentenni di ieri." (Maurizio Cabona, 'Il Giornale', 20 novembre 2009)
"Tanto rumore per nulla. Infine è stato riconosciuto l'interesse culturale di un film a lungo accusato di fare apologia del terrorismo perché incentrato sulle memorie del pluriomicida Sergio Segio. Scamarcio e la Mezzogiorno sono ritenuti troppo belli per impersonare brutti figuri, ma è stato approvato il giusto distacco di regia e sceneggiatura. Se si parlasse solo a ragion (e a pellicola) veduta, certi pareri lascerebbero il tempo che perdono. (...) Ben descritto in un film che scruta nella nostra storia recente coi modi del nostro cinema di sempre: flashback e minimalismo. E i difetti di sempre: le evasioni proprio non le sappiamo girare." (Alessio Guzzano, 'City', 20 novembre 2009)
"Se si accetta di guardare questa messa in scena dell'assurdo, dell'impossibile, e non ci si concentra sui fatti, allora si può vedere il film che De Maria voleva fare, e che ha fatto. Anche bene. Non era facile, il pericolo di errore accompagna la pellicola ad ogni passo. Errore nel descrivere gli eventi, nel cedere al sentimentalismo, nell'indulgere su un occhio bagnato o su una pistola fumante. Tutto era a rischio. Perfino le facce troppo note, di Giovanna Mezzogiorno e Riccardo Scamarcio potevano far slittare l'intera operazione verso il fotoromanzo. Ma grazie a una scrittura rigorosissima, a una scelta di ripresa drammaturgica tarata al millesimo e alla bravura, tutta lavorata sul trattenere, di Scamarcio e Mezzogiorno, il film giunge all'obiettivo. Mette in scena l'assurdo e su quello ci fa riflettere. Se invece andate in sala cercando i fatti, ne uscirete sicuramente incazzati. Potete scegliere, ricordando però che un film è la proposta di un autore, non la conferma del vostro personale immaginario." (Roberta Ronconi, 'Liberazione', 20 novembre 2009)
"Inevitabilmente il film sfiora una certa piattezza, un distacco tra il protagonista Scamarcio ha due ruoli: fa la voce narrante con il volto immobile, e partecipa alle azioni violente o assassine. Giovanna Mezzogiorno è l'interprete molto brava della sua ragazza, la terrorista Susanna Ronconi." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa', 20 novembre 2009)
"Attento al ritmo, come in un Lizzani anni '70, ai personaggi minori, ai mutamenti psicologici che la Mezzogiorno insegue con sensibilità poetica, il film è uno spaccato dell'ltalia che non si arrende, quella degli amici e parenti in dolore." (Maurizio Porro, 'Corriere della Sera', 20 novembre 2009)