In nome del popolo sovrano

ITALIA 1990
Nel 1849, da Roma il Papa Pio IX è costretto a recarsi esule a Gaeta per l'avvento della Repubblica Romana. Pochi mesi dopo le truppe francesi del generale Oudinot e quelle austriache tentano di riprendere Roma, per imporre con la forza la restaurazione del potere temporale, che anche una parte dei cittadini, specie i nobili, vogliono vedere ripristinato. In casa del marchese Arquati, nobile papalino, vivono il figlio Eufemio, debole e timido, con la moglie Cristina, (che l'ha sposato costretta dalla famiglia), la figlia Giacinta e la serva-padrona Rosetta. Cristina, sostenitrice della repubblica, è diventata l'amante del capitano Giovanni Livraghi, rivoluzionario milanese, accorso in aiuto dei repubblicani, e grande amico del frate barnabita Ugo Bassi, contrario al potere temporale e sostenitore dei diritti del popolo, ma sempre fedele alla sua missione di sacerdote. Fra i popolani insorti spicca Ciceruacchio (Angelo Brunetti), accompagnato dal figlio adolescente, Lorenzo. Frattanto il marchesino Eufemio, innamoratosi improvvisamente della propria moglie, che vede trasfigurata dalla passione politica e da quella per Livraghi, è deciso ad uccidere il rivale, e a tale scopo lo raggiunge, mentre combatte sul Gianicolo, dove invece lo salva, uccidendo un francese, che stava per colpirlo a morte. Dopo molti scontri i patrioti repubblicani superstiti, sconfitti dalle truppe straniere, abbandonano Roma e si dirigono disordinatamente verso il nord. Cristina cerca di raggiungere Giovanni, il quale è partito con Bassi per congiungersi a Garibaldi. Ma Bassi e Livraghi vengono arrestati e condannati a morte, mentre la donna tenta invano di salvare l'amante, implorando la grazia da un potente prelato suo amico. Prima dell'esecuzione, a Ugo vengono negati i sacramenti, mentre Giovanni sceglie di confessarsi a lui. Intanto Eufemio cerca sempre la moglie, che vuol uccidere per vendicarsi, ma quando, dopo la morte di Livraghi, la rivede, tutto è cambiato fra loro: Cristina ora lo stima per il suo gesto generoso sul Gianicolo, gesto che gli ha fatto rischiare la vita. I due sposi si riuniscono, e lei segue il marito quando questi decide di combattere coi piemontesi per l'unità d'Italia. Frattanto anche Ciceruacchio e suo figlio vengono fucilati, mentre a Roma il Papa Pio IX torna a regnare.
SCHEDA FILM

Regia: Luigi Magni

Attori: Alberto Sordi - Marchese Arquati, Luca Barbareschi - Giovanni Livraghi, Elena Sofia Ricci - Cristina, Massimo Wertmüller - Eufemio Arquati, Serena Grandi - Rosetta, Nino Manfredi - Ciceruacchio, Jacques Perrin - Ugo Bassi, Carlo Croccolo - Carlo Bonaparte, Gianni Garko - Generale Oudinot, Gianni Bonagura - Pio IX, Elena Berera - Giacinta Arquati, Luigi De Filippo - Monsignor Venini, Roberto Herlitzka - Gioacchino Belli, Camillo Milli - Prete veneto, Sebastiano Busiri Vici - Ufficiale garibaldino, Lorenzo Flaherty - Soldato francese, Benedetto Fanna - Ciro Belli, Costantino Meloni - Lorenzo

Soggetto: Arrigo Petacco, Luigi Magni

Sceneggiatura: Luigi Magni

Fotografia: Giuseppe Lanci, Roberto D'Ettorre Piazzoli - operatore, Andrea Collepiccolo - assistente

Musiche: Nicola Piovani

Montaggio: Ruggero Mastroianni

Scenografia: Lucia Mirisola

Costumi: Lucia Mirisola

Durata: 112

Colore: C

Genere: DRAMMATICO STORICO

Produzione: ANGELO RIZZOLI JR. PER ERRE PRODUZIONI IN COLLABORAZIONE CON RAIDUE

Distribuzione: ARTISTI ASSOCIATI INTERNATIONAL - RICORDI VIDEO, BMG VIDEO (PARADE)

NOTE
- DAVID DI DONATELLO 1991 PER I COSTUMI A LUCIA MIRISOLA.
CRITICA
"La veemenza anticlericale non esclude tuttavia un momento di commovente spiritualità." (Tullio Kezich, 'Il Corriere della Sera')

"Magni è un romano di tendenza antipapalina. Ma ha il buon senso di non infierire su nessuno, di canzonare bonariamente anche chi stima." (Francesco Bolzoni, 'La Rivista del Cinematografo')

"Il romanzo privato-politico si inserisce nel quadro di un periodo storico e dei temi risorgimental anticlericali cari al regista Luigi Magni, illustrati alla maniera d'una narrazione divertente, tradizionalmente e facilmente popolare." (Lietta Tornabuoni, 'La Stampa').

'Anche se Magni non sta dalla sua parte, quel Papa Re in fuga più vincitore che vinto è uno dei segnali della vitalità del suo film. Nel rispetto onesto delle ragioni degli altri." (Gian Luigi Rondi, 'Il Tempo')

"Deve essere guardato da vicino mettendo a fuoco i gruppi di personaggi e riducendo la prospettiva, se ci si allontana si ha la sensazione che l'autore non sia riuscito a trovare un giusto tono d'insieme." (Gabriella Giannice, 'Il Giorno')

"Un affresco, molto mosso, magari troppo diluito nella seconda metà, con qualche stecca e un disuguale approfondimento dei personaggi." (Giovanni Grazzini, 'Il Messaggero?)