La XXII edizione delle Giornate degli Autori, promosse da ANAC e 100autori si svolgerà nell’ambito della 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia dal 27 agosto al 6 settembre. La direttrice artistica Gaia Furrer conferma i numeri della selezione ufficiale (10 titoli in concorso, 1 film di chiusura fuori concorso e 5 eventi speciali, cui si aggiungono i due corti del progetto Miu Miu Women’s Tales) e delle Notti Veneziane, realizzate in accordo con Isola Edipo (9 titoli di produzione maggioritaria italiana). Tutti i film presentati sono in anteprima mondiale e rappresentano una finestra sul mondo che porterà gli appassionati in 20 nazioni e culture diverse (inclusa l’Italia) con una voluta eterogeneità di stili e linguaggi, una forte presenza del documentario di creazione, una speciale attenzione ai temi della memoria, del racconto personale, dello spaesamento culturale, riflesso generato negli artisti dai drammi in cui siamo immersi.

“In molti dei titoli selezionati”, dichiara Gaia Furrer, “si insegue la vita, la costruzione, la relazione. Si cerca di rielaborare il lutto per superarlo e guardare possibilmente al mondo come a un luogo ospitale. Si prova a colmare la distanza provocata dall’esilio. Nelle storie che presentiamo in questa nuova edizione delle Giornate degli Autori emerge spesso il tentativo ostinato di ricucire fratture con il passato, con l’altro, con se stessi. L’amore diventa un gesto di ribellione, la memoria un atto politico, l’infanzia e l’adolescenza un tempo di verità”.

Realizzate in accordo con Fondazione Biennale di Venezia e con l’indispensabile e auspicato sostegno della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del Ministero della Cultura, le Giornate degli Autori sono una delle due storiche sezioni collaterali e indipendenti alla Mostra del cinema di Venezia, rese possibili dall’impegno della SIAE – Società Italiana degli Autori ed Editori, che anche quest’anno assegnerà il Premio Andrea Purgatori alla Carriera e il Premio al talento creativo, di Miu Miu, di partner privati fondamentali come il Gruppo Intesa Sanpaolo o I Wonderfull e il contributo di numerosi media e technical partner.

A premiare quest’anno il miglior film del concorso con il GdA Director’s Award (un premio di € 20.000 per regista e distributore internazionale) sarà la giuria presieduta dallo scrittore e regista norvegese Dag Johan Haugerud, vincitore dell’Orso d’oro alla Berlinale 2025 e rivelatosi alle Giornate nel 2019 con Barn. Insieme a lui la produttrice italiana di Vermiglio Francesca Andreoli, la regista franco-palestinese Lina Soualem (alle Giornate nel 2023 con Bye Bye Tiberias), il film curator del MoMA di New York Josh Siegel, il direttore della fotografia tunisino Sofian El Fani (La vie d’Adèle, Timbuktu).

Come sempre, inoltre, saranno gli spettatori della Sala Perla ad assegnare il Premio del Pubblico tra i film della selezione ufficiale mentre la giuria di Europa Cinemas sceglierà il vincitore del Label tra i film europei delle Giornate. Una selezione fortemente orientata su territori del mondo troppo spesso dimenticati dalla cronaca se non per guerre e altri disastri come il Kenya, il Libano, l’Iran, il Messico, la Lituania o la Bosnia-Erzegovina, non può comunque trascurare l’exploit italiano che porta alle Giornate – tra Selezione Ufficiale e Notti Veneziane – un’eccezionale partecipazione di straordinarie e popolari interpreti: saranno con noi, tra gli altri, Jasmine Trinca, Valeria Golino, Giuliana De Sio, Geppi Cucciari, Greta Scarano, Miriam Leone, Tecla Insolia, Benedetta Porcaroli, Isabella Ragonese, Donatella Finocchiaro e Iaia Forte.

Jasmine Trinca in La gioia
Jasmine Trinca in La gioia

Jasmine Trinca in La gioia

(Francesca Ardau)

Senza dimenticare le due straordinarie registe del programma “Miu Miu Women’s Tales”: Joanna Hogg e Alice Diop, il Premio Nobel per la letteratura Annie Ernaux, al centro del lavoro di Claire Simon Écrire la vie e altri protagonisti che sveleremo nelle prossime settimane.

“Sarà un’edizione importante”, dichiara Francesco Ranieri Martinotti, Presidente delle Giornate degli Autori, “non solo perché è incastonata in una Mostra ricca di titoli attesi, ma per l’accurato lavoro di cesello di Gaia Furrer e di tutto il nostro staff. I gioielli della nostra collezione internazionale sono fatti di pietre rare che arrivano da Paesi spesso assenti dalla ribalta dei grandi festival, mentre la produzione nazionale attinge alla ricca miniera degli autori italiani che da noi trovano spazio e attenzione anche nelle Notti Veneziane. Un’esposizione di voci, temi, protagonisti che mostrano, una volta di più, la vocazione della nostra sezione in cui la parola va di pari passo con l’immagine e rappresenta una reale ‘diversità’ all’interno di tutta la Mostra. Un impulso potente dato non solo dalla rinnovata coesione tra le associazioni degli autori, sceneggiatori, registi, musicisti e adattatori, ma da tutti i creativi dell’arte cinematografica raccolti sotto l’egida della SIAE, con cui promuoviamo numerose iniziative, prima fra tutte il terzo appuntamento internazionale de La Déclaration des Cinéastes”.

Come sempre è la Casa degli Autori il cuore pulsante delle Giornate degli Autori. Anche quest’anno la Sala Laguna, recuperata all’eccellenza cinematografica grazie al lavoro di restauro compiuto insieme a Isola Edipo, il Patriarcato di Venezia e la Parrocchia di S. Antonio, ospiterà parole, immagini, dialoghi e protagonisti. Qui abbiamo costruito, insieme alle associazioni degli Autori, un percorso quotidiano che racchiude molte sorprese, film in anteprima legati ai temi che ci stanno a cuore e artisti d’eccezione che dialogheranno con il pubblico: dal presidente della giuria al vincitore del Premio Le Vie dell’Immagine ideato insieme a Ente dello Spettacolo e Cinematografo, dai protagonisti de Il Cinema dell’Inclusione tra visione e formazione promosso da Isola Edipo con Fondation Cartier pour l’art contemporain e la collaborazione di Giornate degli Autori e Isola Edipo alla mostra “Sandro Symeoni. Dipingere il Cinema” a cura di Luca Siano realizzata da Ferrara La città del Cinema con Archivio Sandro Simeoni che “vestirà” la Sala Laguna nei giorni di festival.

“Se ‘scoperta’ è la vocazione delle Giornate degli Autori, senza limitazioni d’età, genere, confini”, dice il Delegato Generale, Giorgio Gosetti, “possiamo riaffermare con orgoglio che ‘umanità’ è la cifra della nostra proposta all’interno della frenetica scansione quotidiana di un grande festival. La Casa degli Autori è quel luogo identitario, ‘The place to be’ che ci rende unici alla Mostra del Cinema. Segnalo così soprattutto la varietà dei momenti di riflessione che abbiamo riuniti sotto il titolo #confronti, la collaborazione con Isola Edipo, Europa Cinemas, Bookciak, Azione!, l’accoglienza a La Villa che quest’anno si fa forte della partnership con Unifrance e Giffoni Innovation Hub. Mi piace pensare che le Giornate degli Autori siano il momento in cui, grazie al cinema, le persone riprendono il centro della scena, con le loro storie, i loro sogni, il dolore dei drammi vissuti e la speranza per un mondo diverso”.

la selezione ufficiale

La selezione ufficiale della 22esima edizione delle Giornate degli Autori presenta in anteprima mondiale film provenienti da contesti, geografie e sensibilità artistiche differenti ma accomunati dall’urgenza di raccontare il tempo in cui viviamo.

Un tempo segnato da guerre, fratture identitarie, trasformazioni tecnologiche, esodi, eppure abitato da ribellioni, desideri, ricordi, gesti d’amore. Che siano documentari o film di finzione, sono opere che si muovono in una zona di confine tra reale e immaginario, tra storia privata e collettiva e individuano nel cinema il mezzo privilegiato per affrontare traumi, elaborare il passato e guardare al futuro. I dieci film in concorso costituiscono un atlante affettivo e politico che unisce il Libano alla Grecia, l’Italia al Messico, l’Iran alla Spagna, e un Kenya futuristico alla Russia di chi è fuggito e non è mai più tornato.

Memory
Memory

Memory

Apre la selezione un film di rara potenza tematica e artistica. Con Memory Vladlena Sandu, artista e regista di origine ucraina, compie un viaggio intimo e lacerante tra i frammenti della propria infanzia. Nel film la memoria individuale si intreccia a quella storica e sociale e il punto di vista di una bambina restituisce l’orrore con una potenza ancora più devastante. Lavora sull’elaborazione del passato un’altra regista in esilio, l’autrice russa Nastia Korkia, attualmente esule in Germania.

In Short Summer, racconto di un’estate solo in apparenza quieta, la guerra resta ai margini ma il film mostra come possa infiltrarsi ovunque, modificando i legami più intimi, corrodendo anche ciò che sembra al riparo.

Gioca con il tempo il regista spagnolo Gabriel Azorín: in Last Night I Conquered the City of Thebes i personaggi – moderni e antichi – si incontrano simbolicamente in uno spazio fuori dal tempo. Due ragazzi del XXI secolo e due soldati romani del I secolo condividono lo stesso luogo, un bagno termale notturno. Parlano di amicizia, solitudine e del timore di perdere chi si ama.

Memory of Princess Mumbi
Memory of Princess Mumbi

Memory of Princess Mumbi

Memory of Princess Mumbi del regista keniota Damien Hauser è una favola distopica ambientata nel 2093 in un’Africa immaginaria. Il film mescola generi e linguaggi diversi (dalla fantascienza alla storia d’amore, dal falso documentario all’animazione) e riflette sul futuro del cinema e dell’umanità. Protagonista è un giovane regista che si mette in viaggio per realizzare un documentario su un conflitto globale scoppiato vent’anni prima, quando l’umanità aveva ceduto completamente il controllo all’intelligenza artificiale.

Past Future Continuous, il nuovo documentario di Firouzeh Khosrovani, autrice del pluripremiato Radiograph of a Family, qui in co-regia con Morteza Ahmadvand, è un’opera poetica e struggente. Una donna fuggita dall’Iran all’indomani della rivoluzione islamica e mai più tornata può osservare i suoi genitori solo attraverso telecamere di sorveglianza installate nella loro casa di Teheran. La realtà di questi collegamenti digitali diventa il cuore del film.

Secondo titolo iraniano in concorso è Inside Amir di Amir Azizi. Una dichiarazione d’amore alla città di Teheran e un’esplorazione intima dei dubbi che emergono prima di lasciare il proprio Paese. Tra lunghe passeggiate in bicicletta, momenti condivisi con amici e familiari, brevi flashback del passato e telefonate con la fidanzata già emigrata in Italia, il giovane Amir abita un tempo quasi sospeso che non tornerà più.

Inside Amir
Inside Amir

Inside Amir

(Mohsenshah Mardi)

Vainilla è il debutto alla regia dell’attrice messicana Mayra Hermosillo. Messico del Nord, fine anni Ottanta. In una casa piccola e affollata, sette donne – nonne, madri, zie, figlie e una domestica che è parte integrante del nucleo – affrontano insieme la precarietà, la vergogna e la bellezza disordinata del vivere. Al centro di questo microcosmo tutto femminile una bambina – alter ego della regista – osserva e interpreta il mondo con lo sguardo limpido dell’infanzia. 

A Sad and Beautiful World di Cyril Aris attraversa tre decenni di storia libanese mettendo in primo piano la relazione amorosa tra un uomo e una donna nati nello stesso giorno sotto i bombardamenti, poi separati dalla vita e poi riuniti nuovamente dal destino. Alternando momenti di leggerezza a lampi di profonda malinconia, il film racconta il tentativo ostinato di credere nell’amore e nella possibilità di restare umani mentre il mondo intorno crolla.

Nel cuore della campagna greca, tra paesaggi assolati e credenze popolari, Bearcave di Krysianna Papadakis e Stergios Dinopoulos racconta l’amore silenzioso di due giovani donne cresciute insieme in un villaggio dominato da tradizioni e aspettative patriarcali. Girato con una sensibilità visiva sorprendente, il film è un racconto di formazione queer costruito in due atti che alternano i punti di vista delle due protagoniste e restituiscono con delicatezza l’ambivalenza del loro rapporto.

Bearcave
Bearcave

Bearcave

(Stergios Dinopoulos)

Unico e ultimo film italiano del concorso è La Gioia, secondo lungometraggio del regista napoletano Nicolangelo Gelormini. Valeria Golino e Jasmine Trinca interpretano in modo sorprendente due donne agli antipodi in una Torino estraniante. Attraverso lo stesso ragazzo (Saul Nanni), amante della prima e figlio della seconda, entrambe le donne cercheranno di migrare dall’ordinario allo straordinario. La commedia, però, si trasformerà in tragedia. Il film è ispirato a un fatto di cronaca.

eventi speciali fuori concorso

Allargano il respiro della selezione ufficiale moltiplicandone voci e linguaggi, i cinque eventi speciali fuori concorso.

In Laguna il celebre regista lituano Sharunas Bartas parte da un lutto irrimediabile, la perdita della figlia maggiore, per dare forma a un inno struggente alla vita e alla natura. Il dolore diventa una soglia e il paesaggio un rifugio: il film è una meditazione silenziosa e potente sull’assenza e sulla continuità, sulla fragilità e sulla forza dei legami invisibili.

Con Writing Life la grande documentarista francese Claire Simon offre un ritratto della scrittrice Premio Nobel Annie Ernaux attraverso le letture dei suoi libri da parte di studenti di liceo francesi. Ma soprattutto offre il ritratto di una generazione. Ragazze e ragazzi attraverso le parole della grande scrittrice parlano di loro stessi e affrontano temi importanti – dall’aborto al patriarcato, dalla famiglia ai social media.

Writing the Life
Writing the Life

Writing the Life

Who Is Still Alive è il nuovo potente documentario del regista svizzero Nicolas Wadimoff. Nove rifugiati palestinesi sopravvissuti al genocidio in atto a Gaza ricostruiscono, nello spazio simbolico di un teatro, la propria esperienza di dolore, resistenza, perdita. Il film dà voce a chi oggi non ce l’ha, a chi è intrappolato nel silenzio imposto dalla guerra e dall’indifferenza.

Do You Love Me di Lana Daher è un flusso visivo e sonoro costruito interamente attraverso materiali audiovisivi d’archivio. È una dichiarazione d’amore verso un paese, il Libano, ferito eppure in continuo movimento, in cui l’identità si ricompone proprio nella frantumazione.

Il nuovo lavoro di Gianluca Matarrese, Il quieto vivere, mescola documentario e messa in scena per raccontare una faida famigliare apparentemente piccola ma che, invece, assume contorni epici e grotteschi. Una tragicommedia domestica che riflette sull’incomunicabilità e sull’inesorabile teatralità del vivere.

Film di chiusura fuori concorso è l’italiano Come ti muovi, sbagli che segna il ritorno al Lido di Venezia di Gianni Di Gregorio dopo la vittoria del Leone del Futuro con Pranzo di ferragosto (2008). La vita monotona e serena di un professore in pensione (lo stesso Di Gregorio) viene scombussolata dall’arrivo inaspettato e dirompente di figlia (Greta Scarano) e nipotini. Commedia aggraziata che chiude una selezione emotivamente intensa con un inno all’amore che scalda il cuore.

Come ti muovi, sbagli
Come ti muovi, sbagli

Come ti muovi, sbagli

NOTTI VENEZIANE: IL RITORNO DEI NUMERI PRIMI

Tornano le Notti Veneziane, la finestra annuale delle Giornate degli Autori realizzata in accordo con Isola Edipo, dedicata all’anteprima mondiale di film italiani. La selezione di nove film, tra cui sei documentari e tre opere di finzione, valorizza l’eterogeneità dei modelli espressivi e degli orizzonti a cui rivolge il proprio sguardo e celebra il rinnovato eclettismo del cinema d’autore in Italia.

Quest’anno ci troviamo in un crocevia di ponti verso un altrove sempre diverso: accade nello sguardo colto e gentile di Massimiliano Battistella che con Dom – film di apertura delle Notti – ci porta accanto a Mirella, donna alle prese con la ricomposizione della propria storia. Lei dopo trent’anni a Rimini, dove fu accolta ancora bambina da una comunità impegnata nella tutela di minori vittime della guerra in Jugoslavia, torna a Sarajevo e per riconnettersi quelle radici mai perdute.

L’oltremare si fa oltreoceano in Life Beyond the Pine Curtain di Giovanni Troilo che ci porta in East Texas: terra lontana dalle narrazioni ufficiali americane esplorata con la guida della voce del celebre scrittore americano Joe R. Lansdale. È questa un’America forse invisibile, profonda, diffidente, viva che emerge dal racconto quotidiano di cinque persone la cui vita è specchio di un Paese in bilico tra vecchie paure e nuove speranze.

Film di Stato
Film di Stato

Film di Stato

Riapre il sipario su un altro Paese Roland Sejko con Film di Stato: nella cifra della sua tradizione, il regista continua l’indispensabile lavoro di ricostruzione dell’immaginario dell’Albania e della sua storia attraverso un’operazione delicatissima. Lo fa raccogliendo materiali di archivio (alcuni inediti) e ricostruendo la narrazione dell’Albania del dopoguerra sottoposto al regime di Enver Hoxha e riflettendo così sul potere delle immagini e sul rapporto tra rappresentazione, verità, ideologie.

A muoversi in verticale nello spazio familiare tra intimità e pubblico e a fare i conti la figura paterna sono due documentari: Loris G. Nese, in Una cosa vicina ci rende partecipi con approccio ibrido tra live action, archivio e animazione, del processo di elaborazione in presa diretta attraverso cui rende manifesta a se stesso l’identità di suo padre: un camorrista ucciso quando lui era ancora un bambino.

In Toni, mio padre Anna Negri ci regala un ultimo sguardo, a tratti feroce e ad altri dolcissimo, su un Toni Negri che negli ultimi anni della sua vita si apre a un dialogo con la propria figlia non accettando mai però di dismettere i panni di intellettuale politico facendo così emergere le contraddizioni dolorose di un certo modo di abitare la Storia e la propria intimità familiare.

Toni, mio padre
Toni, mio padre

Toni, mio padre

Su un sentiero parallelo Indietro così! di Antonio Morabito ci riporta al centro dell’agorà: siamo nei laboratori teatrali di una Roma periferica e solidale, dove l’arte incontra la disabilità e diventa spazio di espressione, auto-narrazione e resistenza quotidiana. Un documentario dal sapore basagliano, di rara umanità che evita retorica e pietismi e sa restituire con ironia e rispetto la densità emotiva e sociale del lavoro con la disabilità mentale.

L’immersione nello spazio dell’intimità torna ad amplificarsi tra le righe dei tre titoli di finzione: con Confiteor di Bonifacio Angius - nel cast Geppi Cucciari, Edoardo Pesce e Giuliana De Sio - entriamo in contatto con un percorso esistenziale profondo e articolato. È l’ultimo atto filmico di una trilogia interiore iniziata dieci anni fa: una riflessione sul tempo, sull’amore perduto, sui legami familiari e sulla memoria personale che trasforma lo spazio autobiografico in una sofferta dichiarazione d ’amore al cinema stesso.

Amata
Amata

Amata

(Philippe Antonello)

A focalizzare l’intimità delle donne è Elisa Amoruso con Amata: film che riflette su maternità fra desiderio e rifiuto, su identità femminile e diritto di scegliere. Nel suo quinto lungometraggio di finzione la regista affronta questi temi delicati mettendo in dialogo due esperienze in un certo senso opposte: quella di chi partorisce senza volerlo e quella di chi vorrebbe ma non può. È un racconto a specchio, dolcemente potente, su desiderio, corpo, scelta. Nel cast Miriam Leone, Tecla Insolia, Stefano Accorsi, Donatella Finocchiaro, Barbara Chichiarelli.

A chiudere questo trittico è Tekla Taidelli che, a vent’anni dal sorprendente e viscerale esordio (Fuori vena), porta alle Notti 6:06: un romanzo di formazione notturno, allucinato e ossessivo, in cui l’iniziale bianco e nero lascia poi spazio al colore. Il film diventa metafora esistenziale, opera visivamente radicale e aperta a nuovi orizzonti, anche geografici, in cui forse il dolore della tossicodipendenza può essere lenito da un incontro salvifico.