Chi non l’ha mai pensato almeno una volta: e se andassimo in vacanza sul set di un film?

Stando al sondaggio dell’ottobre 2022 di PhotoAiD (un app per fare fototessere) ad averlo non solo pensato, ma anche realizzato sono in tanti: su un campione di circa 1000 intervistati, il 96% di loro si è recato almeno una volta sul set delle proprie storie preferite (margine di errore 3%). Non solo, per quasi la metà (il 44%), il film o la serie del cuore sono state determinanti per preferire luogo rispetto a un altro – importanti ma non decisivi, invece, per il 39%, ininfluenti per il 17%-, inclusi luoghi e destinazioni popolari apparsi in tv, per non parlare di siti e parchi a tema costruiti in funzione di un immaginario cinematografico definito. Ma il fenomeno promette di espandersi: di ritorno dal viaggio, più di tre vacanzieri su quattro (78%) si dicono propensi, se non molto propensi, a ripetere l’esperienza nel 2023 e negli anni a venire.

Cineturismo (movieturism oltreoceano) è il sostantivo coniato (Treccani lo annovera dal 2003 tra i neologismi) per indicare il fenomeno (prevalentemente giovanile) in costante ascesa: secondo le stime dell'AFCI (Association of Film Commission International) oggi richiama circa 250 milioni di turisti l'anno in tutto il mondo (con concentrazioni particolari, com’è intuibile, in America ed Europa) per un giro d’affari annuo che supera i 240 miliardi di euro. Ma i numeri sono più che raddoppiati in un decennio: nel 2010 i turisti erano 100 milioni per un fatturato di oltre 80 miliardi di euro.

L’indagine PhotoAid, però, tradisce un sbilanciamento di genere: il 66,8% degli intervistati erano uomini, doppiando le donne che rappresentano solo il 33,2% del totale. Altri dati: il 7,6% di chi ha risposto è giovanissimo (25 anni o meno), la stragrande maggioranza (il 70,01%) dichiara un’età compresa tra i 26 e i 38 anni, solo il 17,1%, invece, ha tra i 39 e i 54 anni e ancor meno sono le persone con 55 anni o più (il 5,2%).

Ma perché modellare un itinerario su un film o una serie? I motivi sono vari, ma alla base c’è spesso la ricerca (nostalgica) della dimensione emotiva che suscita l’esperienza visiva. La corrispondenza, l’identificazione con un’attrice, un attore, un’atmosfera, con il patrimonio narrativo di cui è investito un certo scenario, fanno sì che il pubblico si rechi lì una volta evaporata l’illusione cinematica, infrangendo il diaframma che separa soggetto che vede e oggetto visto. Alla domanda, infatti, sul perché scegliere tali destinazioni, il 35% ha risposto “per immergersi emotivamente nel luogo in cui è stato girato lo show o il film, per vivere i paesaggi della città del film o della serie TV il 34.9%, per visitare i ristoranti del film o della serie TV il 34.4%, per scoprire un luogo significativo con una storia piuttosto che visitare una destinazione alla moda il 33.9%, per visitare un luogo dove la celebrità preferita è stata in passato il 33.6%”.

Il fenomeno è figlio di più concause socio-economiche, tra loro consequenziali: nel secondo Novecento ci fu l’affermazione della società dei consumi e del turismo di massa, poi l’avvento della globalizzazione, in tempi più recenti l’avanzamento tecnologico dei nuovi media. Tutti fattori che hanno aumentato su scala globale il numero di spettatori di prodotti audiovisivi su piccolo e grande schermo: è arcinoto che, rispetto al secolo scorso, si produce di più e si vedono più film e/o più serie a qualsiasi latitudine del globo. Ci sono, così, in proporzione e in linea teorica più possibilità di appassionarsi a una storia, di conoscere un determinato paesaggio e più soldi per andare a “cercarlo”.

Nessuna sorpresa, dunque, che siano spuntate negli ultimi anni agenzie turistiche ad hoc pronte ad esaudire i desideri dei cine-viaggiatori; ma le grandi aziende di settore non sono rimaste certo a guardare. Airbnb si è da poco sbizzarrita nell’offrire soggiorni a tema (e altri sono già in rampa di lancio): in collaborazione con Warner Bros, ha creato un paio di posti letto nella mitica Mistery Machine di Scooby Doo per la modica cifra di 18 euro a notte; da maggio scorso, inoltre, gli amanti del musical di Baz Luhrmann possono pernottare a Parigi nel Mouline Rouge; il celebre designer e conduttore Bobby Berk ha invece aperto ai viaggiatori la casa di Palm Desert, sede del reality Netflix Queer Eye. Proprio il colosso di streaming californiano di recente ha allestito anche un tour (che sta spopolando) ad Atlanta sulle location di Stranger Things per conoscere da vicino la città fittizia di Hawkins con le case dei Wheeler, Sinclairs e Henderson, la Public Pool, la casa degli Hawkins Cubs e quello degli Hawkins Tigers.

Non è finita qui: sulla stessa latitudine, ma più a Est, in New Mexico il sito turistico ufficiale di Alberqueque dedica una sezione speciale ai fan di Breaking Bad  (cliccare per credere), una serie “ diventata una parte iconica della città”  si legge sul sito. Il giro turistico comprende la mitica catena di fast-food di Gustavo Fring Los Pollos Hermanos, la casa di Walter White e l’autolavaggio.

Anche da questo (risicato) elenco si intuisce come gli USA, assieme al Canada e al Regno Unito, negli anni siano diventate le Nazioni traino del fenomeno.

Central Park di New York, per la sovrabbondanza di scene ambientate nel polmone verde della città, è tra i siti più visitati al mondo. La Grande Mela, inoltre, continua a essere meta di pellegrinaggio anche per un classico della serialità come Friends. Ma sono gettonatissimi altrove anche set recenti come Big little lies (Monterey, California), Il Trono di Spade (Irlanda del Nord, Regno Unito e Croazia), Squid Game (Corea del Sud), Sherlock (Regno Unito). Tra i recentissimi da segnalare che Achill Island e Inis Moris, isole della costa occidentale dell’Irlanda, sono invase da mesi dagli amanti del film di McDonagh Gli spiriti dell’isola.

A livello globale, però, è il Maghetto di Hogwarts a richiamare le vagonate più numerose di vacanzieri: grazie al successo planetario di Harry Potter, il castello di Alnwick nel Regno Unito e l’Irlanda rimangono da decenni saldamente le destinazioni turistiche più ambite, convincendo nel 2022 il 20,2 % degli intervistati da PhotoAid, e bruciando la Nuova Zelanda de Il Signore degli Anelli e Lo hobbit.

Per non parlare, però, del caso Wallace Monument in Scozia, teatro delle scene più iconiche di Beaveheart di Mel Gibson che nel 1995 triplicò gli arrivi di vacanzieri (+300%) dopo l’uscita del film.

Ci sono situazioni in cui, poi, un singolo film è capace di generare sul territorio un impatto economico degno di una multinazionale: Jurassic World: Il regno distrutto di Juan Antonio Bayona ha dato all’economia delle Hawaii (destinazione ambita dal 30,6 % degli intervistati dal sondaggio) una spinta di 31 milioni di dollari e più di 6,9 milioni di dollari in salari per oltre 1.200 lavoratori locali.

Non è tutto oro quel che luccica, però. Sempre l’indagine indica come il successo della serie britannica Poldrack (BBCONE) abbia dato un impulso poderoso all’economia della Cornovaglia, portando nella contea circa il 14% in più di turisti. Il dazio da pagare è il cosiddetto “effetto Poldark”: un traffico intenso e dannoso di turisti durante tutto l’anno nella punta sudoccidentale del Regno Unito che ha reso insicure alcune comunità e ha intaccato il rurale senso d’identità della regione.

“Il nostro studio voleva anche verificare se le persone sanno che il cineturismo può causare un eccesso di turismo in alcune delle destinazioni più popolari. – si legge non a caso da PhotoAid – Il 95% degli intervistati ne è consapevole”.

E l’Italia? I numeri, grazie anche al lavoro sul territorio delle varie Film Commission regionali, sono in ascesa costante, (reciprocamente) legati alla crescita esponenziale di stranieri che scelgono la nostra penisola per villeggiatura: dopo le vacche magre del periodo pandemico, Istituto Demoscopica stima in 442 i visitatori in Italia attesi nel 2023, il valore più alto degli ultimi vent’anni. 

Il fenomeno, all’alba del Duemila, è diventato oggetto di dibattito accademico, le tesi di laurea si stanno moltiplicando, così come le guide a tema. Da tempo è attivo il portale Cineturismo.it, sito di riferimento (con pochi eguali altrove) dell’omonima agenzia che si occupa di fornire tutti i servizi per valorizzare il territorio e il patrimonio culturale attraverso il cinema e la televisione. In più offre una mappatura cronologica completa e in continuo aggiornamento di tutte le località coinvolte in riprese cinematografiche o televisive. A beneficiarne a cascata è l’intera filiera dell’audiovisivo (sia in termini di acquisizioni di competenza che di arrivo di investimenti), per non parlare dei vantaggi per le attività produttive locali, uniti alla notorietà che acquisiscono i vari brand territoriali.

Sempre Cineturismo.it suggerisce come in principio – mancando dati certi e attendibili su Roma - furono le isole ad accogliere frotte di appassionati. Su tutte Procida, eternata da Massimo Troisi con Il postino (1994) e la Sicilia ragusana de Il commissario Montalbano. All’alba del Duemila, poi, Gubbio e Spoleto videro gli incrementi maggiori grazie all’effetto Don Matteo. In anni più recenti, invece, si sono moltiplicate le prenotazioni a Napoli. Il capoluogo campano è invaso da appassionati di serie come L’Amica geniale, Bastardi di Pizzofalcone, e in tempi recentissimi dagli amanti del tormentone teen Mare fuori.