In questo quinto appuntamento approfondiamo le categorie dedicate ai migliori attori e attrici protagonisti e non protagonisti. Le cinquine quest’anno vedono dieci attori alla prima nomination (la metà del totale), tre già vincitori (di cui due con doppio Oscar in mano) e altri sette già candidati alla ricerca della prima statuetta.

MIGLIOR ATTORE NON PROTAGONISTA

Non c'è sfida che tenga fra i "supporting actors". Tutti i pronostici spingono per la prima statuetta a uno dei divi più amati dal pubblico che, dopo stagioni altalenanti di vita e carriera, dopo l'ingresso nell'universo Marvel quindici anni fa non ha più vacillato: Robert Downey Jr. Il suo ambiguo ammiraglio Strauss di Oppenheimer gli ha fatto conquistare il poker di Golden Globe, Critics' Choice, BAFTA e SAG, per cui la strada verso l'Oscar alla terza nomination, dopo le istrioniche prove in Charlot (1992) e Tropic Thunder (2008), è più che in discesa. Ben nove gli attori a trionfare con tutti e quattro i precursori vinti: Daniel Kaluuya (2020/21), Brad Pitt (2019), Mahershala Ali (2018), Sam Rockwell (2017), J.K. Simmons (2014), Christopher Plummer (2011), Christoph Waltz (2009), Heath Ledger (2008) e Javier Bardem (2007). Nessuno che li ha vinti tutti ha poi perso l'Oscar.

Molti mesi fa la lotta sembrava decisamente più ardua con altri due attori molto amati. Anzitutto, Ryan Gosling che con il suo Ken regala il personaggio meglio scritto di Barbie, anche lui alla terza candidatura dopo Half Nelson (2006) e La La Land (2016). C'è chi dice possa rifarsi come interprete della iconica "I'm Just Ken", ma è dura.

Altro veterano, ma forse in un ruolo non così inedito per la sua sterminata filmografia, Robert De Niro in Killers of the Flower Moon dove interpreta l'astuto e perfido vice sceriffo Hale, detto "il Re". È la sua ottava nomination attoriale (la nona contando quella da produttore di The Irishman, 2019) con due Oscar in tasca vinti nei primi anni della sua carriera, Il padrino - Parte II (1974) e Toro scatenato (1980). Considerando che anche per il film di Coppola gareggiava come "non protagonista" il divario tra prima e ultima nomination in questa categoria è di ben 49 anni.

Alla quarta nomination come supporting è Mark Ruffalo, che ha vinto la gara interna in Povere creature! contro Willem Dafoe. Nel ruolo del poco ortodosso viveur Duncan che porta Bella a conoscere il mondo, cerca la statuetta mancata con I ragazzi stanno bene (2010), Foxcatcher (2014) e Il caso Spotlight (2015).

Chiude la cinquina l'unico neofita del giro, l'afroamericano Sterling K. Brown, star delle serie American Crime Story e This Is Us, in gara per American Fiction nel ruolo di Clifford, fratello fallito del protagonista.

VINCERÀ: Robert Downey Jr. (Oppenheimer)
POTREBBE VINCERE: Ryan Gosling (Barbie)

HO_00572_R2 Da’Vine Joy Randolph stars as Mary Lamb in director Alexander Payne’s THE HOLDOVERS, a Focus Features release.Credit: Seacia Pavao / © 2023 FOCUS FEATURES LLC
HO_00572_R2 Da’Vine Joy Randolph stars as Mary Lamb in director Alexander Payne’s THE HOLDOVERS, a Focus Features release.Credit: Seacia Pavao / © 2023 FOCUS FEATURES LLC
Da’Vine Joy Randolph in the Holdovers (Seacia Pavao / © 2023 FOCUS FEATURES LLC) (Seacia Pavao)

MIGLIOR ATTRICE NON PROTAGONISTA

Anche in campo femminile non sembra esserci gara. Con Golden Globe, Critics' Choice, SAG e BAFTA l'attrice comica afroamericana Da'Vine Joy Randolph, splendida cuoca in The Holdovers, vincerà l'Oscar alla prima nomination, evento tutt'altro che raro in questa categoria come dimostrano ben otto vittorie negli ultimi dieci anni: Jamie Lee Curtis (2022), Ariana DeBose (2021), Yuh-jung Youn (2020/21), Regina King (2018), Allison Janney (2017), Alicia Vikander (2015), Patricia Arquette (2014) e Lupita Nyong'o (2013).

Incredibilmente esordiente agli Oscar, dopo numerose occasioni mancate, la britannica Emily Blunt gioca la carta della "supportive wife" in Oppenheimer, giocando spesso in sottrazione e comunicando con sguardi rivelatori.

Alla prima nomination sono anche due attrici che nei rispettivi film rappresentano le cosiddette "scene stealer", ovvero capaci di rubare la scena ai protagonisti grazie ad alcuni momenti di altissima tensione narrativa. Nel caso della ex Ugly Betty America Ferrera è il suo monologo femminista in Barbie, molto popolare e condiviso sui social, e coerente con l'attivismo femminista dell'attrice americana con origini honduregne. Mentre per Danielle Brooks è, senza dubbio, il momento di rivalsa dei propri diritti ne Il colore viola, nel quale adattamento musicale eredita la parte della eccessiva Sofia da Oprah Winfrey, che ricevette la nomination per la versione di Spielberg del 1985, ruolo che ha già regalato alla talentuosa Brooks nel 2015 una candidatura ai Tony Awards per la versione teatrale.

Più che veterana, invece, è la leggendaria Jodie Foster, interprete della tenace allenatrice in Nyad - Oltre l’oceano, la quale era assente dagli Oscar da ben ventinove anni, quando fu candidata per Nell (1994) dopo aver vinto due Oscar come "miglior attrice" per Sotto accusa (1988) e Il silenzio degli innocenti (1991), conquistando a 28 anni il record tuttora detenuto di più giovane vincitrice di due statuette. La prima candidatura, proprio in questa categoria, Foster la ricevette ben 47 anni fa grazie alla giovanissima prostituta di Taxi Driver (1976).

VINCERÀ: Da'Vine Joy Randolph (The Holdovers)
POTREBBE VINCERE: Emily Blunt (Oppenheimer)

MIGLIOR ATTORE PROTAGONISTA

Una cosa è certa. Avremo un nuovo attore insignito del premio Oscar in quanto tutti gli interpreti in cinquina sono in ricerca della prima statuetta, sebbene quasi tutti abbiano carriere da lungo avviate.

È il caso del favorito della vigilia che, addirittura, è alla sua prima nomination: Cillian Murphy per il ruolo omonimo in Oppenheimer, con il quale ha già vinto Golden Globe, BAFTA e SAG. Dalla sua pende il fatto di essere presente sullo schermo per lunghissimo tempo, regalando tutto il turbamento personale del fisico americano e la razionalità con la quale affronta anche la vita affettiva. Con la più che probabile vittoria di Robert Downey Jr. si deve risalire al 2003 per la doppietta degli attori maschili (con Sean Penn e Tim Robbins per Mystic River), mentre se contiamo anche l'Oscar come "miglior film", sarebbe la prima volta addirittura dal 1946 con I migliori anni della nostra vita che queste tre statuette non vengono vinte insieme (lì gli attori erano Fredric March e Harold Russell).

A tallonare Murphy, forte del Golden Globe e di un inatteso Critics' Choice, è il caratterista Paul Giamatti, eccentrico professore in The Holdovers, appena alla seconda candidatura a diciott'anni da quella conquistata per Cinderella Man (2005) con numerose occasioni mandate come Sideways e La versione di Barney. Giamatti è semplicemente sublime nei panni del prof. Hunham, ironico e pungente, drammatico e intenso.

Unico vero veterano degli Oscar è Bradley Cooper, che dirige se stesso in Maestro. La sua trasformazione nel celebre direttore d'orchestra e compositore Leonard Bernstein risponde decisamente ai gusti dell'Academy che privilegia le trasformazioni fisiche e l'uso di trucco prostetico (chiedere a Brendan Fraser, Gary Oldman e Matthew McConaughey). Inoltre Bradley è giunto alla dodicesima nomination senza ancora una statuetta, ed è la quinta in campo attoriale dopo Il lato positivo (2012), American Hustle (2013), American Sniper (2014) e A Star Is Born (2018). Tuttavia neanche questo è il suo anno.

Alla prima nomination sono due attori afroamericani, il primo molto conosciuto e l'altro reduce da un anno di enorme successo e visibilità. Anzitutto, finalmente l'Academy ha riconosciuto Jeffrey Wright, protagonista di American Fiction. Forse più noto per i ruoli televisivi in Angels in America e Westworld, Wright appare in moltissimi celebri film, e finalmente grazie al ruolo del professor Monk è giunto alla ribalta della critica.

Forte di un personaggio carismatico come l'attivista omonimo in Rustin, chiude la cinquina Colman Domingo, già premiato con l'Emmy per la serie Euphoria, in un anno che lo ha visto anche riprendere il terrificante ruolo di Mister nel musical de Il colore viola. Nel film disponibile su Netflix interpreta colui che, nonostante non pochi fantasmi del passato e una condotta non sempre morale, è il vero artefice della grande marcia di Martin Luther King che ha segnato la storia dei diritti civili. La vittoria di Domingo sarebbe storica in quanto primo attore apertamente omosessuale a vincere un Oscar, dopo le nomination di Paul Winfield (Sounder, 1972), Nigel Hawthorne (La pazzia di Re Giorgio, 1994) e Ian McKellen (Demoni e dei, 1998), in un anno in cui sono ben sette i ruoli LGBTQ+ tra i venti candidati.

Tre su cinque dei candidati interpretano un personaggio realmente esistito, fatto che negli ultimi vent'anni ha premiato ben 13 attori, ovvero il 65% dei vincitori.

VINCERÀ: Cillian Murphy (Oppenheimer)
POTREBBE VINCERE: Paul Giamatti (The Holdovers)

Emma Stone in Povere creature!. Photo by Yorgos Lanthimos, Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 Searchlight Pictures All Rights Reserved.
Emma Stone in Povere creature!. Photo by Yorgos Lanthimos, Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 Searchlight Pictures All Rights Reserved.
Emma Stone in POOR THINGS. Photo by Yorgos Lanthimos, Courtesy of Searchlight Pictures. © 2023 Searchlight Pictures All Rights Reserved.

MIGLIOR ATTRICE PROTAGONISTA

Una sfida serrata e incerta fino all’ultimo tra due attrici che si sono spartite le vittorie ai premi “precursori” è quella che si profila quest’anno alla Notte degli Oscar.

Con Golden Globe, Critics' Choice e BAFTA in mano, Emma Stone grazie alla sua Bella Baxter di Povere creature! è una delle favorite per vincere il suo secondo Oscar a sette anni da La La Land (2016) e alla quarta nomination dopo quelle da "supporting" per Birdman (2014) e La favorita (2018). È l'anima del film, capace di incantare, scioccare e divertire grazie a questa creatura che, da infante, diviene una donna libera e indipendente. Yorgos Lanthimos ha già portato alla vittoria Olivia Colman e ora ci ritenta con l'attrice americana che, così, entrerebbe nel ristretto club di attrici con almeno due vittorie da protagonista composto da Bette Davis, Luise Rainer, Olivia de Havilland, Ingrid Bergman, Vivien Leigh, Elizabeth Taylor, Glenda Jackson, Jane Fonda, Sally Field, Jodie Foster, Hilary Swank e Meryl Streep con capoliste Katharine Hepburn che ne ha vinti quattro e Frances McDormand con tre.

Unica vera rivale in gioco è Lily Gladstone che per Killers of the Flower Moon ha ottenuto uno storico Golden Globe come "miglior attrice drammatica", così come storica è la nomination come prima nativa americana mai candidata (prima di lei altre "indigene" nominate sono state le maori Merle Oberon nel 1935 per L'angelo delle tenebre e Keisha Castle-Hughes nel 2003 per La ragazza delle balene e la indigena messicana Yalitza Aparicio nel 2018 per Roma). Gladstone, discendente dalle tribù dei Nasi Forati e dei Piedi Neri , interpreta Mollie Kyle, una giovane Osage la cui famiglia possiede molti diritti petroliferi e che verrà manipolata per impossessarsene. Una sua vittoria, che sembra essere più plausibile di quella della Stone dopo la vittoria ai SAG Awards (22 volte su 29 la vincitrice del SAG ha replicato con l’Oscar) oltre che storica, arriverebbe a 51 anni dal leggendario ritiro dell'Oscar di Marlon Brando da parte dell'attrice di origine Apache “Piccola Piuma”, di recente scomparsa. Una grande rivincita per i nativi americani.

In cinquina, dove tanto si è detto dell'assenza di Margot Robbie per Barbie (ma fu più inspiegabile la mancata nomination l'anno scorso per Babylon), troviamo poi due attrici già candidate in cerca del primo riconoscimento. Anzitutto la veterana Annette Bening che ha dato anima e corpo per entrare nei panni della nuotatrice dei record in Nyad - Oltre l'oceano. Per lei è la quinta candidatura dopo essere quasi sempre stata a un passo dalla vittoria (due volte battuta da Hilary Swank). Le altre nomination arrivarono per Rischiose abitudini (1990), American Beauty (1999), La diva Julia (2004) e I ragazzi stanno bene (2010). Se dovesse vincere sarebbe a 65 anni la terza vincitrice più anziana in questa categoria dopo Jessica Tandy (80 anni per A spasso con Daisy, 1991) e Katharine Hepburn (74 anni per Sul lago dorato, 1981).

Terza nomination dopo le prove in An Education (2009) e Una donna promettente (2020/21) per la sempre elegante Carey Mulligan in Maestro, dove interpreta l'attrice Felicia Montealegre, moglie di Bernstein e vera protagonista del film: una prova sofferta che è un mix di tenerezza e dolore.

Chiude la cinquina la quota "straniera" sempre più presente negli ultimi anni, con le sole vittorie di Sophia Loren (La ciociara, 1961) e Marion Cotillard (La vie en rose, 2007). E si tratta della tedesca Sandra Hüller, perfetta nonostante reciti in francese e inglese in Anatomia di una caduta (per non parlare de La zona d'interesse). Grazie alla sua Sandra, sotto processo per il presunto omicidio del marito, potrebbe diventare la seconda attrice tedesca a vincere dai tempi di Luise Rainer (Il paradiso delle fanciulle, 1936; La buona terra, 1937), onore che non è spettato alla gigantesca Marlene Dietrich, solo candidata (Marocco, 1930/31).

VINCERÀ: Lily Gladstone (Killers of the Flower Moon)
POTREBBE VINCERE: Emma Stone (Povere creature!)