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Leonardo Di Costanzo - Foto Oliver Oppitz
(Cinematografo.it/Adnkronos) – "Mi sono fermato a cercare e a guardare il male in faccia. Quando ho trovato questa storia, l'idea che mi è sembrata più interessante è stata quella dell'approccio diverso del criminologo: guardare il male non come si fa in una perizia, ma ponendosi delle domande, per non lasciare la protagonista inchiodata al muro come una farfalla". A parlare è Leonardo Di Costanzo che racconta il suo ultimo film Elisa, in concorso alla 82esima Mostra del cinema di Venezia.
Il film, da domani 5 settembre nelle sale cinematografiche con 01 distribution, è interpretato da Barbara Ronchi e racconta la storia di una donna in carcere da dieci anni, condannata per avere ucciso la sorella maggiore e averne bruciato il cadavere, senza motivi apparenti. Sostiene di ricordare poco o niente del delitto, come se avesse alzato un velo di silenzio tra sé e il passato. Ma quando decide di incontrare il criminologo Alaoui (Roschdy Zem) e partecipare alle sue ricerche i ricordi iniziano a prendere forma, e nel dolore di accettare fino in fondo la sua colpa Elisa intravede, forse, il primo passo di una possibile redenzione.


In questo senso, aggiunge il regista (che ad inizio conferenza stampa ha letto un lungo appello affinché i governi di tutto il mondo contribuiscano a fare qualcosa per porre fine al genocidio di Gaza), "penso che questo sia un racconto profondamente politico: indica la possibilità di una trasformazione senza inchiodare una persona per sempre alla sua colpa. È un invito a non pensare alla vendetta, che mi sembra il sentimento dominante di questo periodo storico, che ci mette davanti agli orrori che stiamo vivendo". E conclude: "La sua volontà di non rimanere inchiodata all'atto che ha compiuto è dimostrata dal fatto che segue questo programma di ricerca in modo volontario. Nasce da una sua necessità di guardarsi allo specchio. Non è una perizia, ma una ricerca di consapevolezza".
Per la protagonista Barbara Ronchi, invece, “la cosa che mi ha colpito è che, pur avendo le parole del copione, in fondo non sapevamo esattamente dove questa storia ci avrebbe portato. All'inizio, sembra che Elisa intraprende questo percorso spinta da un bisogno quasi narcisistico di parlare con sé stessa, dopo anni di silenzio, forse per espiare il senso di colpa. Poi, però, avviene una trasformazione: il senso di colpa diventa un punto di vista attivo, uno strumento per scendere a fondo e comprendere", dice l'attrice, che conclude: "Il percorso la porta a superare il bisogno iniziale di parlare di sé per arrivare a una vera consapevolezza della propria colpa, che è l'unico modo per poter andare avanti".