Alla fine, sempre di coscienza si tratta. L’impressione però è che non si sia trovata la giusta quadra tra quella femminista della Gerwig, cucita sulla Barbie come uno dei tanti vestitini pensati dalla Mattel per diversificare la bambola, e quella umanista di Margot Robbie, la “bambola di Hollywood” che rivendica emozioni e fragilità a partire dalla madre di tutte le emozioni, la paura della morte.

Peccato. L’incipit lasciava ben sperare ma era già rivelatore della direzione promozionale, goliardica e postmodernista dell’operazione, con quella citazione irriverente del prologo delle scimmie di 2001: Odissea nello spazio che rimane, come quelle che seguiranno (su tutte Matrix), una semplice marachella da nerd. Non cinefilia, ma puro riuso social, svuotato di significato. Manca non a caso il montaggio al film, ovvero quell’operazione di costruzione del senso attraverso l’incontro/scontro di immagini.

Per restare sul terreno del citazionismo manca, ad esempio nel rapporto con il 2001 kubrickiano, l’aggancio ellittico con il feto cosmico del finale, alba di una nuova coscienza. Qui è proprio la coscienza a dare forfait. Tema nobile, attualissimo, buttato via. È la coscienza autoriale – un riconoscibile punto di vista estetico ed etico - che manca a Barbie, che di autore ha solo il marketing.

Opinione da boomer, senz’altro. Gerwig e Baumbach però non escono da questo equivoco commerciale, dalla logica del prototipo e dalla legge dei ruoli, a cui basterebbe, bontà loro, invertire ordine e look per promuovere un cambiamento politico, ideale. Manca lo scarto, il conflitto tra mondi – di plastica e di carne – e di immagini – finte con didascalia, finte senza didascalia. Manca il senso della fine, da cui solo può partire qualunque cosa. È tutta una verniciatura di rosa, femminismo à la carte. Slogan: parola di un mondo senza profondità. Senza che se ne percepisca il cruccio.

Forse Margot Robbie, produttrice in co-abitazione con Mattel, desiderava un altro film. Un’auto-parodia del proprio status divistico. Gerwig un film militante che degrada a limitato. Forse alla fine questo è un film della Mattel. Se così, nulla da ridire: è davvero riuscito.