“Ho cercato di prendere il meglio del cinema”. Così Giulio Base, direttore artistico del Torino Film Festival, alla presentazione del festival che si svolgerà sotto l’egida del Museo Nazionale del Cinema dal 21 al 29 novembre. Presieduto da Enzo Ghigo e diretto da Carlo Chatrian, e per il secondo anno con la direzione artistica di Base. “Sono molto più emozionato per questa 43esima edizione, perché nel debutto avevo una sorta di incoscienza e quasi non mi rendevo conto di quello che stavo per fare. Mi dite che lo scorso anno è andata molto bene, ne sono contento, ma proprio per questo sono ancora più agitato. Mi viene da citare Paola Cortellesi, dopo il grandissimo successo di C’è ancora domani non vorrei essere nei suoi panni al suo secondo film. Lei scherzando infatti ha detto che vorrebbe passare direttamente al terzo. Ecco, oggi ho un po’ di ansia da prestazione proprio perché la prima edizione, da me diretta, è stata talmente riconosciuta come un rilancio, ha avuto un grande riscontro nazionale e internazionale, e ora spero di fare altrettanto e proseguire in questa direzione. Sono comunque tranquillo perché abbiamo un ottimo programma, una bella proposta. Ci sono per esempio film palestinesi e israeliani che guardano al presente. Un cinema che parla anche di pace”.

Una retrospettiva su Paul Newman, nel centenario dalla nascita, con una selezione di 24 film che ripercorrono l’arco di una carriera straordinaria carriera. Tante anteprime internazionali, 120 titoli suddivise nelle tre sezioni di concorso (lungometraggi, documentari e cortometraggi) e nelle tre sezioni non competitive (Fuori concorso, Zibaldone e retrospettiva Paul Newman), numerosi ospiti internazionali: da Franco Nero a Spike Lee, da Vanessa Redgrave a Juliette Binoche, da Daniel Brühl a James Franco, da Terry Gilliam a Claude Lelouch, Aleksandr Sokurov, Hanna Schygulla, Jacqueline Bisset solo per citarne alcuni. Tra le eccellenze della cinematografia italiana, Stefania Sandrelli, Sergio Castellitto, Barbara Bobulova, Fortunato Cerlino, Pilar Fogliati. E poi tante donne, a cominciare dalle tre presidenti di giuria delle sezioni di concorso, Ippolita di Majo, Giovanna Gagliardo e Lina Sastri.

Ma zero serie tv. “Mi piacciono le serie e ritengo che siano grande arte. Ma non sono cinema. Le serie hanno un’altra genesi, un’altra lavorazione e fanno parte di un’altra arte. Il festival del cinema di Torino deve rivendicare come è nato e la compiutezza dell’opera in un’ora e mezza o due”. E sul taglio del budget: “Non ho dovuto rinunciare a nulla. C’è qualcosa che abbiamo dovuto riadattare un po’. Qualche ospite non lo abbiamo potuto invitare ed è un peccato perché magari ne sarebbero venuti ancora di più. La cosa importante per un festival di cinema però sono i film e su questo non ho rinunciato a nulla. Ci sono i film che volevamo presentare, quelli non mancano. Ma certamente abbiamo fatto un po’ di economia”.

Mentre sul filo conduttore del festival dice: “Non ho mai creduto al filo conduttore dei direttori. Noi cerchiamo film buoni, io con i miei ragazzi selezionatori (ndr. il comitato di selezione è composto da Martina Barone, Ludovico Cantisani, Alessandro Cavaggioni, Elvira Del Guercio, Veronica Orciari e Davide Stanzione). Ci siamo messi a cercare film memorabili, anche film magari imperfetti, come tante opere prime e seconde, ma che rimangono. Questo è stato il criterio di scelta. Sicuramente c’è una tendenza: lo scorso anno era la maternità surrogata, negata, voluta. Quest’anno invece molti film parlano dell’infanzia”. Infine conclude: “Il documentario sulla Juve (Juventus - Il decennio d’oro di Angelo Bozzoli) è bellissimo e parte un po’ dalle sconfitte di quelle grandi squadre. Un doc struggente e abbiamo deciso di devolvere tutto l’incasso di quella serata alla ricerca sul cancro”.