La terza volta di Francis Ford Coppola in concorso a Cannes, dopo le due Palme d’Oro vinte con La conversazione e Apocalypse Now, non è stata banale. Megalopolis, il film inseguito da una vita, ha ricevuto una standing ovation di sette minuti alla première francese ma anche un’accoglienza polarizzata tra chi ha gridato al capolavoro e chi invece lo ha fischiato sonoramente. Coppola dal canto suo si è mostrato più disteso di altre volte: si è commosso al Grande Theatre Lumière e ha usato parole piene di amore per la vita, per la famiglia e per gli amici.

A 85 anni, da poco vedovo della moglie Eleanor con cui ha trascorso insieme 61 anni e alla quale ha dedicato il film, è rimasto imperturbabile anche quando ha subito l’onta delle accuse di molestie sul set (comportamenti inappropriati con alcune comparse) riportate dal Guardian. Accuse a cui non ha riposto. Non ha avuto peli sulla lingua invece quando in conferenza stampa gli hanno chiesto dell’annoso problema dei finanziamenti al cinema d’autore: "Oggi il problema più grande che gli studios devono affrontare è ripagare i loro enormi debiti, non fare buoni film. Ovviamente ci sono aziende come Amazon, Apple e Microsoft che hanno un sacco di soldi, ma dei vecchi studios, alcuni anche meravigliosi, non è detto ci sarà futuro”.

Dunque, per affrontare imprese come quella di Megalopolis – senza ancora una distribuzione in Nord America, mentre in Europa (Italia compresa) è stato acquistato da Eagle Pictures - non c’era altra scelta che l’autofinanziamento, con i 120 milioni di dollari ottenuti impegnando la propria azienda vinicola. Ma anche di questo Coppola non sembra farsene cruccio: “I soldi non contano. Ciò che è importante sono gli amici. Un amico non ti deluderà mai. Il denaro può sempre sparire invece". E i figli che dicono di un papà così spendaccione? “I miei figli, senza eccezioni, hanno carriere meravigliose senza godere di una fortuna. Stiamo bene”.

Più preoccupato è apparso della situazione politica negli Stati Uniti, a cui lo stesso Megalopolis non fa sconti: "Uomini come Donald Trump non sono al momento al comando, ma c'è una tendenza in atto nel mondo verso una nuova destra, persino fascista, il che è spaventoso. Ancora una volta penso che tocchi agli artisti far luce su ciò che sta accadendo nel mondo". È un’ombra passeggera. Coppola ritrova immediatamente il suo buon umore rievocando il proprio lavoro di cineasta: "Non rifarei mai La conversazione, perché mi piace così com'è. E non ho mai rimontato Il Padrino, anche se c'è una scena che potrei voler aggiungere un giorno", ha confessato. Più possibilista sulla sua ultima creatura: “Potrei tornare indietro e rivisitare l'epopea tra qualche anno". Ma al momento è focalizzato su una sceneggiatura per un nuovo progetto.

Quanto alla sua vita il bilancio è ancora più netto: "Quando morirò, staro facendo ancora il cinema. Ho visto mia figlia Sofia vincere un Oscar, e ho avuto modo di fare il vino e tutti i film che volevo fare. E sarò così occupato a pensare a quello che devo ancora fare che quando morirò non me ne accorgerò nemmeno". Coppola non aggiunge altro, si alza e saluta la Croisette. La sua controversa Megalopolis è diventata una meravigliosa Serendipity.