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Come gocce d'acqua
Presentato alla XIX Festa del Cinema di Roma con il titolo Supereroi, Come gocce d’acqua arriva nelle sale italiane dal 5 giugno con BIM Distribuzione. “Descrive meglio il rapporto tra i personaggi” spiega il regista Stefano Chiantini, parlando della storia di una promessa del nuoto che cerca di ricostruire un legame con il padre camionista, che da qualche anno se n’è andato di casa ed è rimasto infermo dopo un aneurisma. Però il vecchio titolo resta nell’aria, sostiene l’autore: “I supereroi sono le persone normali, quelle che affrontano le difficoltà quotidiane e portano avanti le cose, come i miei genitori. La società si nutre della loro umanità”.
All’origine del racconto, forse, anche un retaggio personale: “A diciotto anni ho lasciato l’Abruzzo per studiare Lettere a Roma, ero sempre in conflitto con mio padre, un personaggio che sembrava uscito da un romanzo di John Fante. Me ne sono andato con rabbia, convinto di aver chiuso con tutti, e invece alla fine sono rientrato con l’amore di una persona che torna”.
Come gocce d’acqua conferma la vocazione realista del cinema di Chiantini, giunto al nono lungometraggio in vent’anni, che ha trovato un coefficiente di verità anche nella scelta della protagonista, l’esordiente Sara Silvestro con un passato da nuotatrice (il casting è curato dalla navigata Laura Muccino): “Ho fatto agonismo fino a diciotto anni, ma già a quindici avevo voglia di uscire dalla routine degli allenamenti e dello studio. Così mi sono iscritta a un corso di recitazione. Sognavo di unire le mie passioni: è una fortuna esserci riuscita al primo film”.


Come gocce d'acqua
Nel ruolo del padre, un inedito Edoardo Pesce: “È un uomo che vive il passaggio da un grande dinamismo a una situazione di stasi, che è stato poco presente per motivi di lavoro e, ingabbiato a casa, può finalmente approfondire il rapporto con la figlia. Di mio ci ho messo l’ironia romana. La sceneggiatura era molto bella, l’intesa con gli altri attori è stata fondamentale per creare un’intimità. Si parla poco, i silenzi sono molto belli: non è che nelle famiglie reali si parli così tanto, ci si conosce, non c’è sempre bisogno di spiegare le cose”.
Barbara Chichiarelli è la madre della protagonista: “Un personaggio decisivo nella narrazione: la sua testimonianza dal passato aiuta a interpretare il presente e a preconizzare il futuro. È imperfetta, spiazzata dalla disgrazia, fa cose anche goffe e brutali: non la giudico ma la giustifico. Stefano ha creato molta tranquillità sul set”. A proposito del lavoro sulla disabilità, Pesce racconta l’esperienza in un centro di riabilitazione, dove, insieme al regista, ha incontrato alcune persone che hanno subito degli ictus. E riflette: “Una parte del corpo si paralizza, le parole non ti escono, ti manca la tridimensionalità: non so per quanto tempo ancora noi attori potremmo interpretare personaggi disabili. Oggi sembra che solo gli attori disabili possano interpretare personaggi disabili. Ma così facendo non ci sarebbe stato Profumo di donna”.