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Piazza del Popolo durante una proiezione della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro (credits: Luigi Angelucci)
Cinema di oggi, spettatori di domani. Questo il tema del progetto che AFIC - Associazione Festival Italiani di Cinema realizza in collaborazione con Ergo Research e la Consulta Universitaria di Cinema con il sostegno della Direzione Generale Cinema e Audiovisivo del MiC e la SIAE. Una ricerca, presentata allo Spazio Cinematografo di Ente dello Spettacolo a Venezia 80, legata al rapporto tra logiche di mercato, programmazione festivaliera e pubblico, e che, attraverso un’indagine statistica e un’approfondita analisi delle sue risultanze, ha tra i suoi obiettivi quello di dimostrare il forte radicamento delle manifestazioni cinematografiche nel proprio pubblico di riferimento. Sia per il loro ruolo in termini di educazione all’immagine, la capacità di implementare percorsi di coesione del pubblico e nella promozione sia per la valorizzazione dell’identità culturale italiana attraverso le scelte artistiche di programmazione.
“Abbiamo bisogno di guardarci negli occhi – riflette Giorgio Gosetti, presidente AFIC – non per noi stessi ma capire cosa rappresentiamo. I festival sono una dorsale del Paese. E dentro si gioca una partita importante: il partecipante – non lo spettatore – ha caratteristiche proprie e risponde a domande specifiche. AFIC ha scommesso sul futuro”. E non rinuncia a una punta polemica: “Speriamo che la Direzione Cinema sia al nostro fianco: stiamo aspettando che pubblichino gli esiti delle graduatorie dell’anno 2023, chi ha fatto rassegne a gennaio sta ancora aspettando di sapere se il ministero è al suo fianco”.
Una ricerca che impegnerà AFIC per i prossimi mesi e che a Venezia svela le prime carte: “Abbiamo fatto un esercizio di contestualizzazione – spiega Michele Casula di Ergo Research – per tracciare un profilo del pubblico. Il primo passo è stato individuare il bacino allargato dei frequentatori dei festival: siamo oltre la soglia dei 5 milioni fra il 2019 e primo semestre 2023. Un bacino di dimensioni importanti se consideriamo che l’offerta è attiva in porzioni territoriali molto limitate per periodi di tempo limitati. In un orizzonte che abbraccia il pre e il post pandemia, i frequentatori dei festival hanno un mix di composizione, con gli under 34 (quasi) sugli stessi livello dei 50+ (anche se il ritorno in sala di sta rivelando molto più lento). La ricerca si fonda su teste e non biglietti, ma c’è da rivelare un ringiovanimento del pubblico”.
Presenti all’incontro anche Pedro Armocida, Direttore Artistico della Mostra Internazionale del Nuovo Cinema di Pesaro e vicepresidente AFIC (“I festival hanno dimostrato di saper fronteggiare le emergenze, Covid in primis. Questa ricerca promuove un nuovo metodo: vogliamo capire anche le criticità e cosa rappresentiamo davvero per il sistema”), Joana Fresu de Azevedo, consigliere AFIC in forza a SediciCorto Forlì International Film Festival e al Festival del Cinema di Porretta (“Il Piano Nazionale Cinema Scuola deve occuparsi anche della scuola primaria. Uno degli aspetti più interessanti della ricerca sarà dare valore analitico alla ricchezza dei 110 festival che compongo AFIC”), Laura Zumiani, consigliere AFIC che lavora per il Trento Film Festival (“Il cinema di oggi non può prescindere dalla sostenibilità ambientale: il tema green è profondamente legato all’esperienza dello spettatore”) e Marco Dalla Gassa della Consulta Universitaria di Cinema (“Non solo partecipi ma membri di un percorso comune”).