Sull'apartheid, sulla globalizzazione, i diritti umani, il surriscaldamento, non discutono, non dichiarano come in Ruttle and Hum (1988). Il messaggio degli U2 sono gli U2, oggi. Solo musica, canzoni, scorribande sulle pensiline laterali del palco, Bono invocante "One man come in the name of love" in primissimo piano col naso sospeso distorto nel vuoto tridimensionale della sala. Tra il concerto e il film, tra "esserci" nel girone naufragante del popolo lontano e illudersi di toccare la fonte con l'avvicinamento automatico dell'immagine, ci sono diverse misure nella storia dello spettacolo "ripreso". Girato e registrato durante il "Vertigo Tour" (2006) nel progetto di sperimentazione del 3ality Digital, è un film-concerto che potenzia la visione, moltiplica la chimera della presenza, immette spessore dell'immagine-suono. Per esempio, quel tamburo-totem che Bono posiziona di fronte al gruppo per Love and Peace and Else proiettato tra le nostre poltroncine diventa l'immagine mentale di uno spettatore suggestionato del concerto. Esordiente, ma direttore artistico del più celebre gruppo rock "vivente", Christine Owens fa "regia totale" assimilando lo spazio al presunto prodigio dell'evento, escludendo la combinazione ritmica suono-immagine (gli stacchi sul tempo, sulle entrate di strumenti o voci, gli anticipi ecc.). Una scelta plausibile col 3D. Piacevole? Sì, per un'ora.