Era il 1984 quando Peter Laird e Kevin Eastman crearono le Teenage Mutant Ninja Turtles, ossia le Tartarughe Mutanti Ninja Teenager, un fumetto pubblicato in bianco e nero e stampato in sole 3000 copie. L'idea era quella di prendere in giro l'universo dei supereroi, ma l'immediato successo di Leonardo, Donatello, Michelangelo e Raffaello (questi i nomi del quartetto di anfibi), trasformò quel fumetto in una incredibile macchina da spettacolo. Le tartarughe divennero ambitissimi giocattoli e generarono una serie animata televisiva vissuta alcune stagioni e realizzata (tra gli altri) da quel Jimmy T. Murakami, noto per lo splendido lungometraggio animato di denuncia dei pericoli del nucleare che era When The Wind Blows. Le tartarughe furono poi protagoniste di tre lungometraggi dal vero, usciti nei primi anni Novanta, prima di vivere un momentaneo oblio. Oggi, grazie al produttore Thomas K. Gray (già responsabile dei precedenti lungometraggi) e al regista Kevin Munroe (esordiente di lusso, con alle spalle un decennio nel mondo dell'animazione, tra tv, film, fumetti e videogame per compagnie come Disney, Warner, Fox e Cartoon Network), le tartarughe tornano sullo schermo come non erano mai state viste prima, nello splendore di una computer grafica 3D il cui design è stato curato dall'art director Simon Murton, un veterano con venticinque anni di carriera, già coinvolto in blockbuster come Charlie e la Fabbrica di Cioccolato, Io, Robot, Van Helsing e Matrix Revolutions. Più realistici che mai (al confronto i lungometraggi precedenti appaiono goffe parodie) questi bizzarri giustizieri della notte sono presentati in un cartoon adrenalinico che, pur essendo rivolto prevalentemente ad un pubblico di preadolescenti, si fa godere anche dagli adulti per una sottotrama in cui si mostrano le complesse relazioni di fratellanza tra i quattro difensori della giustizia che, in questo caso, dovranno vedersela addirittura con una minaccia che proviene dal passato della storia dell'umanità.