Shaun Boswell è un adolescente irrequieto, appassionato di corse clandestine con auto superveloci. I guai con la giustizia non tardano ad arrivare: per evitare la galera dopo l'ennesimo incidente, è costretto a trasferirsi dal padre, un militare di carriera di stanza a Tokyo. Qui è a tutti gli effetti un gaijin, uno straniero: vive l'emarginazione, in un Paese con un codice d'onore a lui completamente estraneo. Ma quando il connazionale Twinkie lo introduce nell'universo underground del drift racing, Shaun riassapora le emozioni sempre inseguite. Il suo esordio in gara è segnato dalla sconfitta contro D.K., signore delle corse legato a doppio filo alla yakuza. Terzo capitolo della saga automobilistica sulle corse illegali, che cerca il sorpasso sotto il Sol Levante. Cambia l'attore protagonista, Lucas Black, che succede a Vin Diesel e Paul Walker, sperando di porsi nella scia del loro successo. Gli ingredienti principali, comunque, non cambiano, e dato il successo internazionale dei due antecedenti ci saremmo stupiti. L'unica variazione rilevante riguarda la "disciplina sportiva": la semplice corsa su strada è stata sostituita dalla ben più estrema "acceleratore sul cemento", sfida alla gravità con percorsi da incubo, tornanti, salite e discese presi a velocità brutale. In breve, per gli appassionati, una ripartenza in "terza", per gli altri un paradossale elogio della lentezza, che con l'estate e le prossime vacanze calza a pennello. Di certo, più si va lontano, più sale la velocità e cala la furia, quella che complice Vin Diesel ci aveva tenuto incollati alle poltroncine nel primo Fast and Furious. D'altronde, il fascino esotico (Giappone) nel nostro mondo globalizzato è fortemente in ribasso. Urge sosta ai box. E una puntigliosa messa a punto. Anche perché al botteghino Usa (54 milioni di dollari di incasso contro i 144 e i 127 dei primi due) la revisione Tokio Drift non l'ha passata...