Il male osservato, e fino a qui sconfitto dalla famiglia Warren, raggiunto il commiato, risulta non soltanto elemento imprescindibile d’un franchise horror che ha fatto (e farà) scuola in termini di riabilitazione pop del cinema esorcistico, ma anche e soprattutto una presenza sinistra, ambigua e congenita, la quale da diversi anni sopravvive e silenziosamente emerge dal buio, in attesa di svelarsi.

Ad offrirle questa possibilità ci pensa nientemeno che James Wan, creatore del Conjuring Universe e autore del primo capitolo, L’evocazione. Wan, infatti, affida nuovamente al Michael Chaves del terzo ed ottimo Per ordine del diavolo l’attesa conclusione. Molti gli interrogativi alla base de Il rito finale. Uno su tutti: è il male a generare la famiglia, o è l’esatto contrario?

Spin-off a parte – Il rito finale è infatti il quarto capitolo del franchise originale e il decimo rispetto all’intero Conjuring Universe – abbiamo conosciuto i più che noti coniugi Warren, interpretati con efficacia e innegabile chimica da Vera Farmiga e Patrick Wilson, nel corso di una lunga serie di trasformazioni stilistiche e linguistiche interne alla saga, durata ben dodici anni. Passando per il più classico cinema esorcistico, fino all’horror natalizio, e ancora al legal thriller.

Molte sono state le tracce narrative susseguitesi di capitolo in capitolo, ancor più le apparizioni maligne sullo sfondo e nell’oscurità. Ciò che non è mai sfuggito a Wan e Chaves, però, al di là del terrore, è ancora una volta il tema della famiglia. Che è poi centrale nel cinema horror di ieri e di oggi: basti pensare a due titoli recenti come The Witch di Robert Eggers e Hereditary di Ari Aster.

Se è vero che al concetto di famiglia avevamo associato in precedenza i due soli coniugi Warren, questa volta la situazione si complica – e la scrittura si fa via via più dolce e malinconica – poiché a danzare con gli spettri e le conseguenze del male (oltreché dell’amore genitoriale) c’è perfino l’adolescente Judy Warren, protagonista del folgorante incipit. Sospesa fin da subito tra vita e morte, l’esistenza di Judy si fa sempre più travagliata, tanto a causa di quell’oscuro “dono” ereditato dalla madre Lorraine, quanto dall’inspiegabile suicidio di Padre Gordon, amico di famiglia e collaboratore fidato dei due coniugi.

The Conjuring – Il rito finale
The Conjuring – Il rito finale

The Conjuring – Il rito finale

(Giles Keyte/2025 Warner Bros. Entertainment Inc. All Rights Reserved)

In principio, però, un male antico, che sopravvissuto al tempo e alle numerose battaglie della luce sull’oscurità, si cela – come spesso accade e Stephen King ne sa qualcosa – proprio nel cuore della provincia americana. Un male che ha un nome ormai noto – l’attesa vale la sorpresa – accanitosi questa volta contro una famiglia operaia della Pennsylvania, vittima di abusi e torture di ogni sorta. I Warren tornano così alle origini e chiudono il cerchio. Sui piatti della bilancia, due famiglie da salvare. Con una sola differenza: una il male l’ha soltanto osservato, l’altra invece lo ha controllato, dominato e forse addirittura generato. Tornare, dunque, al quesito d’apertura.

Distante dalla linguistica legal thriller del precedente capitolo, Il rito finale sprofonda nuovamente nel cinema horror più cupo, angosciante e disperato, rintracciando poi una vena dolce e malinconica che appartiene all’addio: questa volta definitivo e glorioso, e inevitabilmente alla famiglia, ora unita più che mai, seppur a causa del male e delle sue inespugnabili radici.

Michael Chaves, autore sagace del cinema di paura, offre ad appassionati e semplici curiosi un lungometraggio di grande intrattenimento, tanto sul piano visivo quanto su quello della scrittura. I ritmi non sono più forsennati, bensì distesi e malinconici, specialmente al culmine della battaglia e dell’epico commiato dei Warren dal grande schermo e dal loro pubblico. Ai brividi seguono i sorrisi. Ancora una volta, però, sono soltanto proiezioni d’un futuro possibile: un abbraccio tra fantasmi, forse destinato a sciogliersi oppure, al contrario, ad unirsi per sempre. Memorabile.