Il terzo capitolo della saga inaugurata da Duane Adler e Melissa Rosenberg conferma alla regia Jon Chu, ripropone con minime varianti il tema della sfida tra crew e fa tornare in scena Adam G. Sevani (Moose in Step Up 2) e Alyson Stoner (Camille Gage nel prototipo). Purtroppo, a riconfermarsi è anche il QI medio collettivo, che spesso impedisce ai giovani e deficienti protagonisti di far qualcosa di non scontato: a questo riguardo il plot è impietoso verso i belloni di turno Mike e Nathalie (gli inespressivi Rick Malambri e Sharni Vinson). Eppure c'è del buono: Chu, che già aveva mostrato nel precedente una discreta tecnica, nobilita quanto possibile quello che resta comunque un lavoro su commissione, optando per un registro iperrealista che sconfina nel wuxia acrobatico o nel musical: il “duello” al bagno e il numero à la Gene Kelly in pianosequenza sono da applausi. Chu prova a riempire il vuoto assoluto del protagonista e della sua insulsa storyline mettendoci un po' di se stesso (la passione per il cinema, il fatto di essere membro di una crew), moltiplicando all'ennesima potenza i duelli e servendosi del 3D per stordire l'uditorio: il risultato è tecnicamente superiore ai precedenti capitoli, a patto di prendersi un'ora e mezzo di riposo dal pensiero.