Il confine tra il bene e il male è sottile e il percorso per individuarlo è personale, lontano dalle regole ma mai separato dal dolore. Lo sono quelli di Elena, Sarah e David, personaggi dall'esistenza incisa da traumi profondi. La prima è reduce da un incidente automobilistico in cui il figlio ha perso la vita, la seconda dal ricordo del massacro a cui è stata sottoposta la famiglia, il terzo, misterioso individuo, che alterna follia omicida a comportamenti evangelici. Insieme viaggiano senza una meta, a bordo di un camper, cercando risposte nei drammi reciproci. Small Gods è un'opera prima coraggiosa, che il belga Dimitri Karakatsanis ha deciso di costruire sul doppio binario narrativo: da una parte si assiste al viaggio dei tre, dall'altra si seguono le riflessioni di Elena mentre risponde all'interrogatorio di un investigatore. Difficile inserire il lavoro in un genere codificato perché interseca momenti da classico road movie ad altri del thriller psicologico e spirituale, con ampio spazio dedicato al silenzio e a lunghe panoramiche. La visione è avvalorata da una fotografia di forte impatto scenografico, che spinge lo sguardo alla meditazione. Prevale la narrazione scomposta, la voglia di stupire (e talvolta inorridire in alcune scene violente), lasciando a una futura opera seconda l'eventuale conferma del talento di questo regista.