L'ultima frontiera della mercificazione del corpo passa dal concorso, con l'australiano Sleeping Beauty della regista esordiente (e scrittrice affermata) Julia Leigh. Protagonista Lucy (Emily Browning, più coraggiosa che brava), una studentessa universitaria che per pagarsi gli studi - ma anche no: difficile stabilire quale sia il suo vero movente - si concede a uomini vecchi e facoltosi.Il mestiere più vecchio del mondo però si aggiorna: la particolarità è che la ragazza non consuma dei veri e propri rapporti sessuali con i suoi clienti ("No penetration", ribadisce con ipocrisia la maitresse che combina gli incontri) ma lascia a quest'ultimi facoltà di intrattenersi con il suo corpo mentre la stessa dorme. In mezzo succedono altre cose, ma sarebbe meglio dire "non" succedono.
La Leigh spezzetta il racconto, mettendo insieme una serie di tasselli narrativi la cui somma non è un mosaico sensato: il rapporto materno della ragazza con un uomo dalle tendenze suicide; il conflitto permanente con il fratello che vorrebbe sfrattarla da casa; le lezioni all'università piuttosto improbabili (gli schemi disegnati dal professore di matematica che cosa vogliono dire?); la gastroscopia a cui ciclicamente si sottopone; il lavoro saltuario come fotocopiatrice e all'interno (si presume) di un pub. E così procedendo, in una confezione di clinica glacialità, che non concede né pungoli emotivi né appigli logici. Insomma il mondo è completamente disconnesso: l'anima non fa più parte del corpo, la ragione della sua testa, gli esseri umani dello stesso consorzio: l'uno di fronte l'altro e mai veramente insieme, in re-lazione (eloquente la sequenza in cui uno dei vecchi clienti racconta alla maitresse una storiella che dovrebbe essere aneddotica, e invece non significa nulla né per la donna né per lo spettatore). L'unica che conserva ancora un briciolo di coscienza è ovviamente la stessa Lucy, non estranea a gesti di umanità.
E questo è il film che doveva suscitare scandalo e scalpore: logoro nei contenuti, finto nella forma. Così preventivamente scorretto da dimenticarsi di esserlo davvero. Se il risveglio della coscienza deve passare da qui, stiamo freschi. Alla prossima, e buonanotte.