Dal prototipo di James Wan a oggi, con il montatore della serie Kevin Greutert promosso alla regia e già confermato per l'immancabile settimo episodio, la “Saga dell'Enigmista” ha brillato per le due o tre peculiarità scambiate dai fan per qualità: il gore portato all'eccesso e gli inganni allo spettatore sulla temporalità degli eventi (nel secondo e nel quarto film) o, come in questo caso, sulla vera natura dei personaggi affidata a un'agnizione finale. Peculiarità che hanno prodotto sei film fatti con lo stampino. Tobin Bell/ John Kramer è morto da un pezzo ma - ahinoi- si era portato molto avanti col lavoro; il sesto capitolo getta le basi di una futura lotta tra la moglie Jill e il detective Hoffman per raccogliere la sua eredità. Nel mezzo, stancamente, il solito labirintico test di sopravvivenza riservato al malcapitato di turno, un assicuratore colpevole di metodi poco ortodossi verso la sua clientela. Due piani narrativi che non si incrociano mai, con la storyline principale che si ripiega su se stessa traendo spunti (e non è la prima volta) dai precedenti capitoli. Chi non li ha visti, poco capirà: ma recuperare l'intera saga è un sacrificio non necessario. A voi la scelta.