L'agente CIA Evelyn Salt (Angelina Jolie) è accusata di essere una spia russa dormiente; i colleghi si dividono sul darle o meno fiducia, e a lei non rimane che agire, per chiarire la propria posizione e liberare il marito rapito. Dopo poche scene riesce in una fuga impossibile e inizia a correre, e non smetterà fino alla fine del film, affrontando ogni ostacolo con una violenza senza freni, fabbricando bombe artigianali e uccidendo con facilità (eppure rischia la vita per salvare il suo cagnolino). Sospeso in questo modo ogni giudizio morale sulle sue azioni, l'attenzione si può spostare su interrogativi più ghiotti: sarà o no una spia? Adesso da che parte sta? Chi è realmente?
Ottimo l'impianto della tensione: l'uso quasi subliminale della prima scena, in cui la protagonista è prigioniera in Corea del Nord e giura di non essere una spia - ma le immagini successive dimostrano il contrario - è molto interessante, come pure è innegabile l'effetto spiazzante dei flashback, che illuminano squarci di passato capaci di generare, se possibile, ancora più dubbi. Meno riuscita la struttura action, con troppe scene - seppur ben fatte - tenute insieme da motivazioni ingenue, se non lontane dal buon senso.