Brooklyn, 1991. La piccola Ally (poi Emilie de Ravin) vede la propria mamma (per gli inguaribili fisionimisti, Martha Plimpton, tra gli allora giovanissimi interpreti dei Goonies) morire per mano di due balordi in metropolitana. Dieci anni più tardi (sì, è il 2001...), il padre poliziotto di lei (Chris Cooper, come sempre di un altro livello) ferma in seguito ad una rissa il ventunenne Tyler (Robert Pattinson), coetaneo della figlia e chiuso verso il mondo da quando, anni prima, il fratello maggiore si è suicidato. Giorni dopo, spinto dall'amico fancazzista, il ragazzo incomincia a frequentare Ally: l'intento è quello di vendicarsi dello sbirro, ma finirà per innamorarsi di lei.
Vampiro in cerca di nuovo sangue con cui affrancarsi da Twilight, Robert Pattinson - per la prima volta anche in veste di produttore esecutivo - indossa la maschera grunge del ribelle figlio di papà (Pierce Brosnan, perfetto nei panni del genitore facoltoso, apparentemente senza cuore) e amoreggia con un'altra "naufraga" - la de Ravin - in cerca di nuove possibilità dopo la ribalta ottenuta grazie a Lost: fosse solo questo, Remember Me di Allen Coulter (qualche anno fa regista del più che discreto Hollywoodland) sarebbe nulla più che un filmettino visto altre mille volte, dall'ingranaggio macchinoso ma tutto sommato digeribile, leggermente sollevato dalle convincenti interpretazioni della vecchia guardia (i già citati Cooper e Brosnan). Dietro l'angolo, però, incombe uno dei ricatti cinematografici più pesanti dell'ultima decade, con un finale - questo sì, come titolo vuole, difficile da dimenticare - di una scorrettezza inaudita, anticipato dalla convergenza delle attenzioni di tutti i personaggi sul "dramma" di uno scherzo subito dalla sorellina di Tyler, avvenimento che riunirà tutta la famiglia. Prima della tragedia.