Un uomo dipendente dal Krokodil, una delle droghe sintetiche più pericolose e distruttive in commercio, si aggira per una stanza preda della propria autodistruzione e delle proprie allucinazioni. Siamo in Russia, paese dove il Krokodil, la così detta droga-coccodrillo che mangia la pelle, è particolarmente diffusa (circa 5 milioni di consumatori). E protagonista di questo viaggio autodistruttivo senza ritorno è un non attore, ex tossicodipendente e ora modello: Brock Madson, che viaggia dentro se stesso senza mai uscire dalla propria casa abbandonata, e che vorrebbe essere qualsiasi cosa tranne se stesso: “Non essere me. Ma non si può fuggire da se stessi”.
E' la storia del nuovo film di Domiziano Cristopharo, dal titolo Red Krokodil (il regista ha aggiunto la parola “Red” proprio per sottolineare che è un fenomeno diffuso soprattutto in Russia), che ha deciso di affrontare il tema della dipendenza dalla droga. Poco se ne sa in Italia per fortuna del Krokodil, anche se un articolo uscito su “Panorama” a marzo 2013 denunciava la questione nel nostro paese lanciando l'allarme diffusione della droga killer e “Le Iene” fecero un servizio proprio sugli effetti devastanti di questa droga. Ora con Red Krokodil il fenomeno sbarca al cinema. Così il regista horror (House of flesh mannequins e The Museum of Wonders) Domiziano Cristopharo mette in scena una storia distruttiva e a tratti disgustosa (nonostante abbia risparmiato le scene più hard come le amputazioni) di un corpo che si avvia al disfacimento. Scegliendo di rimandare ad alcuni riferimenti pittorici come il Cristo morto del Mantegna o L'incubo di Füssli, e cinematografici come Teorema di Pasolini, cerca poi di aggiungere una visione mistica al film che come maggior pregio ha l'essenzialità dello stile (costato 1000 euro e girato in 10 giorni). Insomma, Red Krokodil (che fa parte di una trilogia, questo rappresenta il purgatorio, poi uscirà Doll Syndrome, che è l'inferno e in futuro girerà il paradiso) non è un film di denuncia, ma una metafora della distruzione. Una storia drammaticamente reale. “Talvolta la realtà è più forte della fantasia”, ha dichiarato il regista. Verissimo. Ma se la realtà è questa allora facciamo largo alla fantasia.