Ai suoi allievi dava una chiave di ricerca, un gesto, un concetto, una parola che indicava il percorso per raggiungere uno stile, l'impronta che li avrebbe connotati. La libertà di espressione metafora di vita, la rottura delle regole la premessa per inventare: ecco il segreto di Pina Bausch, morta improvvisamente il 30 giugno 2009. Il compito affidato a Wim Wenders era duplice: raccontare il lavoro non solo di una cara amica, ma di una persona che ha cambiato l'arte nel mondo, non solo nel modo di interpretarla ma ancora prima, nell'atto di immaginarla. Appena qualche mese prima, Wenders e Pina Bausch avevano incominciato la preproduzione di questo progetto, di cui avevano tanto parlato, nel corso degli anni, e la cui realizzazione era stata più volte rimandata. “Quando dicevo a Pina di fare un film insieme, lei sorrideva. Come faceva sempre lei, come era lei, riservata, attenta. Poi cominciò lei a chiedermi quando avremmo fatto il film, ma ero io a non avere una risposta. Poi è morta e per settimane ho pensato che non avesse più senso. Poi sono venuti i ballerini a trovarmi. Ed è stato subito chiaro che fare questo film sarebbe stato l'omaggio e il regalo che Pina avrebbe desiderato”. Il film, più che un documentario un esperimento video emozionale, divide in quattro parti il viaggio di riscoperta della coreografa tedesca. Tra ricordo e reinvenzione, con pochissimi inserti di repertorio, Wenders e i ballerini della Tanztheater Wuppertal mettono in scena "Le sacre du Printemps" sulle note di Stravinsky ,1976, "Kontakthof", 1978, "Cafe' Muller", 1978 (che Pedro Almodovar aveva citato nella scena iniziale di Parla con lei) e il più recente "Vollmond" (2006). Lo spettacolo alterna coreagrafie sul palcoscenico a riprese esterne mozzafiato, e proprio grazie alla tridimensionalita' lo spettatore entra nella fisicità di ogni singolo artista e nel microcosmo della sua storia. Tante facce, molti corpi, giovani e vecchi, nazionalità e lingue diverse, uniti nel medesimo scopo: riportare in vita il sogno di una mente rivoluzionaria.