Un tempo campione di sci freestyle, Jomar ora vive in un rifugio ai piedi di una pista e affitta skilift. Depresso e senza ambizioni, viene “mollato” dalla dottoressa che lo tiene in cura e, come se non bastasse, scopre che tra le varie cose perse per strada, oltre alla carriera e alla donna amata, c'è anche un figlio mai conosciuto. Per raggiungerlo, monta su una motoslitta e decide di percorrere, verso Nord, i quasi 900 chilometri che lo separano da lui.
Ha il dono della sobrietà e dell'ironia minimale tipicamente scandinava l'opera prima di Rune Denstad Langlo (premiato al Tribeca), da dieci anni regista e produttore di documentari: snow-movie che dell'archetipo “road” mantiene del tutto, o quasi, inalterate struttura e tòpoi, Nord sfrutta abilmente le incredibili suggestioni date dalle naturali scenografie norvegesi (infinite distese bianche per arrivare al culmine, Troms County, a 500 km dal Circolo Polare Artico) per accompagnare il protagonista (l'imponente Anders Baasmo Christiansen) in questo viaggio estenuante e, al tempo stesso, rigenerante: ogni incontro, ogni personaggio più o meno strambo che troverà lungo il cammino - l'ultimo, il vecchietto nella tenda con la caviglia legata ad una motoslitta è veramente il non plus ultra - servirà a riportarlo gradualmente alla vita. Che, alla fine, saprà silenziosamente riconoscerlo, guardandolo dal basso verso l'alto.