Razredni sovraznik, cioè Nemico di classe. Titolo più che mai giusto per un film che analizza i rapporti di potere all'interno di una scuola che è evidentemente metafora della società.  Microcosmo potenzialmente esplosivo in cui le relazioni corrono sul filo della sopraffazione e sottile è la linea che trasforma ogni individuo in un perfetto perdente o in un eccezionale vincente. In questo contesto finché i conflitti sono tenuti a bada da insegnanti intenti a preservare la propria tranquillità la routine scolastica viaggia su binari tranquilli, appena appare un docente intransigente nulla si tiene più. A farne le spese l'emotjvamente fragile Sabine, cui il suicidio sembra l'unica via di uscita da uno stato di terribile disagio psicologico. L'insegnante,  con la sua durezza,   è indicato  come il responsabile morale della morte della ragazza. Ma c'è qualcuno che possa dirsi davvero pienamente innocente?
Il regista sloveno Rok Bicek, appena 28 anni, indaga magistralmente gli stati d'animo di giovani e meno giovani trovando una personale cifra che si manifesta in inquadrature rigorose, dialoghi profondi e serrati, messa in scena scarna quanto efficace, scavo psicologico non usuale. Ma ciò per cui si fa maggiormente notare è l'abilità con la quale ha tessuto una sceneggiatura che opera continui ribaltamenti del punto di vista, tali da rendere impossibile alla fine stabilire chi ha torto o ragione. Se gli studenti giustamene impegnati a lottare contro l'ordine costituito o l'insegnante deciso a ogni costo a dare loro gli strumenti per affrontare la vita. Una vera lotta di classe, senza né vinti né vincitori.