Da Mosè e Ben Hur a Josef Mengele. Dai profeti e gli eroi dell'ebraismo al genetista criminale del nazismo e di Auschwitz, non solo antisemita ma anche freddo esecutore della "selezione per l'igiene razziale". E colpevole di esperimenti disumani ai danni di gemelli, nani e donne incinte. Un paradosso per l'anziano Charlton Heston, una delle leggende di Hollywood. Curiosamente, anche Gregory Peck ha vestito i panni di Mengele nel fantathriller I ragazzi venuti dal Brasile (1978). Heston l'ha scelto Egidio Eronico per il film My father - Rua Alguem 5555, tratto dal romanzo Papà del tedesco Peter Schneider, basato su documenti reali. Si ricostruisce l'unico incontro avvenuto nel 1977 in una favela di Manaus, in Brasile, fra Mengele (il nome non è mai citato) e suo figlio Rolf, avvocato, che non aveva mai conosciuto il padre, fuggito in Sudamerica dal 1949. Herman (il nome usato nel film) decide di raggiungere il genitore per convincerlo a costituirsi o per denunciarlo alle autorità. Ma come figlio vorrebbe almeno capire perchè quell'uomo ha agito da mostro. Vuole ascoltare la versione del padre, che invece di esprimere dubbi o pentimenti ostenta sicurezza teutonica. Si sente perseguitato da nemici menzogneri. E ancora delira lucidamente su teorie "Darwin-socialiste": lotta per la sopravvivenza, dominio dei più forti, disprezzo dell'amore per il prossimo e della sacralità della vita. Significativa la scena in cui il padre guarda compiaciuto un arcadico film tedesco di montagna, emblema della propaganda ariana. Ma il figlio interrompe il fuorviante sogno di "purezza" e gli mostra un video con i cadaveri di Auschwitz, che il "dottore" rifiuta. Durante la convivenza, il figlio è agitato dal contrasto stridente fra l'anziano che ride di Charlot assieme ai bambini della favela (come un nonno benevolo) e lo scienziato sadico che i sopravvissuti e la Storia hanno raccontato (e che riemerge negli incubi del giovane). La coscienza di Herman è spaccata fra il dovere (storico, civile, morale) e il legame filiale. Tenta d'innestare il corso della giustizia, ma fallisce. Tutto ciò egli confessa all'avvocato ebreo nell'85. Un'intervista che racchiude il lungo flashback ed anche ricordi di Herman bambino e studente, boicottato per quel cognome infamante e impronunciabile. My father è un bel dramma teso e complesso, che rivela quanto la vita del figlio di un tale criminale sia stata segnata pesantemente, come se anche la generazione innocente dovesse subire l'ereditarietà della colpa.