C'era una volta Michel Gondry, regista tra i più talentuosi del primo decennio del duemila, che da qualche anno sembra diventato l'ombra di se stesso. In Mood Indigo, la sua ultima fatica, lo stile dell'autore di Versailles è sempre riconoscibile, ma il rischio è quello che cada, senza paracadute, nel puro manierismo.
Tratto dal romanzo L'écume des jours di Boris Vian del 1947, il film racconta la relazione tra Colin (Romain Duris), un ricco parigino che si dedica a curiose invenzioni, e Chloe (Audrey Tautou), una ragazza di cui l'uomo s'innamora perdutamente. I due si sposano ma durante la luna di miele Chloe rimane vittima di una rara e bizzarra malattia.
Dopo il commerciale The Green Hornet (2011) e il poco visto The We and the I (2012), Gondry sembra essere tornato ai tempi de L'arte del sogno (2006): la magia, artigianale e surreale, del film precedente appare però, in questo caso, più calcolata e meno personale.
Seppur non manchino diversi momenti toccanti (soprattutto nella parte centrale) e di questi ci si possa accontentare, Mood Indigo resta solo un abbozzo del talento di un regista che sembra ormai inseguire, disperatamente, quella creatività un tempo spontanea e oggi così difficile da ritrovare.