Liberatorio e politicamente scorretto, inno all'anticonformismo e alla volontà di riemergere dal pantano in cui, spesso per inerzia, rischia di finire la stragrande maggioranza delle persone: è Mental di P. J. Hogan, al quale l'aria di casa, l'Australia, evidentemente fa bene. Dopo anni spesi a confezionare innocue commedie per le major USA (dal Matrimonio del mio migliore amico fino a I Love Shopping...) torna in patria e declina al femminile il ricordo della sua adolescenza: lo scenario è quello di una piccola cittadina costiera, dove ogni cosa è volgarmente colorata in nome di gratificazioni immediate, dove una famiglia come tante, la Moochmore, vive un momento che, forse, la cambierà per sempre. La mamma (Rebecca Gibney) è sull'orlo di un esaurimento nervoso, il papà sindaco (Anthony LaPaglia), assente e fedifrago, è troppo occupato con le imminenti elezioni, le cinque figlie sono tutte più o meno convinte di essere, ognuna a suo modo, fuori di testa. A rimettere le cose "a posto" ci penserà Shaz, una babysitter autostoppista con pitbull al seguito, anticonformista e tosta, irresistibile e sì, lei sì, pazza da legare (Toni Collette). L'impatto è devastante, poco a poco le bimbe iniziano a convincersi dei propri mezzi, fino a quando il "dark side" di Shaz non rivelerà il (reiterato) secondo fine che l'aveva spinta fino a Dolphin Heads: ma non conta, la rivoluzione portata è ormai inarrestabile.
P. J. Hogan non guarda in faccia niente e nessuno: la sua è una commedia senza freni inibitori, atta a scoperchiare la muffa di un conformismo che in Australia, così come in tante altre parti del mondo, nasconde in realtà le vere malattie. E che, non a caso, il film porta in superficie con irresistibile umorismo: dalla vicina ossessivo compulsiva (che ogni giorno pulisce il vialetto di casa con lo spazzolino da denti...) alla barista sadica, per non parlare della zia collezionista maniacale di "bambole da concorso", ogni caratterizzazione si scontrerà con l'uragano portato da Shaz (e dal suo temibile pitbull, "Squartatore"). Quanto basta per affrancare, almeno da loro stesse, le giovani Moochmore. "Tutte insieme, appassionatamente": come il sogno di mamma Shirley che finalmente, anche se solo "di facciata", diventerà realtà. Con un "colpo" nel finale solo in apparenza demenziale, in realtà letteralmente liberatorio.