La triste infanzia e il progressivo sbocciare della bellissima Sayuri (Zhang Ziyi), dapprima serva maltrattata in un'Okiya (edificio in cui vivono le geishe) poi incantevole e leggendaria geisha nel Giappone a cavallo della seconda Guerra Mondiale. Le violenze subite per mano di un'accanita rivale (Gong Li), le amorevoli cure di un'insegnante devota (Michelle Yeoh) e l'amore segreto per un pezzo grosso dell'industria nazionale (Ken Watanabe) contraddistingueranno le fasi salienti della sua esistenza di donna, costretta dagli eventi ad una vita di sacrificio e privazioni. Trasposizione del bestseller omonimo di Arthur Golden, successo letterario a livello mondiale, Memorie di una geisha rappresenta l'ennesimo tentativo da parte di Hollywood di confrontarsi con tradizioni altre: progetto ambizioso e a tratti affascinante (produce Spielberg che, in un primo momento, avrebbe anche dovuto dirigere), il film realizzato da Rob Marshall (alla seconda regia dopo la buona prova di Chicago) non svilisce poi troppo l'essenza dello stesso mondo che vorrebbe rappresentare - quello parimenti doloroso e suggestivo delle geishe (né mogli né prostitute, ma fini intrattenitrici nonché abili artiste) - ma soffre particolarmente per una resa eccessivamente patinata e per alcuni snodi terribilmente forzati dal punto di vista emozionale. Lunghezza spropositata (140' sono comunque nulla rispetto alla mole del libro da cui trae origine) e calcolata mancanza di gusto nella scelta delle tre attrici protagoniste: seppur bravissime e bellissime, Zhang Ziyi, Gong Li e Michelle Yeoh rappresentano a livello internazionale il sicuro "Oriente da esporto" ma, particolare di non poco conto, sono cinesi e non giapponesi. E per un film che punta tutto su una secolare caratteristica di una nazione, è quanto meno disturbante.