La moltiplicazione delle saghe fantasy teen è uno dei fenomeni socio-culturali più interessanti degli ultimi anni, conseguenza del successo di Harry Potter, ma che in realtà viene da più lontano. I futuri distopici di Divergent o del sottovalutato The Giver sono figli della Guerra Fredda, dal Bradbury di Fahrenheit 451 al Signore delle Mosche di William Golding, due esempi da cui tutti hanno attinto a piene mani, compreso il giapponese Battle Royale, romanzo e poi film di culto. La stessa Katniss Everdeen discende dall’eroina di un classico, la Batsheba Everdene protagonista di Via dalla pazza folla di Thomas Hardy. Twilight e Hunger Games sono stati fenomeni globali, e probabilmente le operazioni più banali.

Molto meglio la saga di Maze Runner, creata da James Dashner e portata sullo schermo da Wes Ball per entrambi i capitoli. Il secondo episodio non tradisce le attese e soprattutto il ritmo e la tensione già vissute. Merito di un ottima sceneggiatura, di un montaggio serrato e del giovane trio di protagonisti dall’indiscusso talento, affiancati qui da uno stuolo di caratteristi che li supporta senza rubare la scena. Perché si sa, il futuro è dei giovani. Basta lasciargliene uno.